Casellati assicura che i poteri del Colle non verranno toccati dalla sua riforma ma è soltanto un bluff

Casellati assicura che i poteri del Colle non verranno toccati dalla sua riforma costituzionale, ma è soltanto un bluff

Casellati assicura che i poteri del Colle non verranno toccati dalla sua riforma ma è soltanto un bluff

Davanti alle proteste delle opposizioni e ai timori dei costituzionalisti, la Ministra per le Riforme e la Semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati sta facendo il giro delle televisioni giurando che le prerogative e i poteri del Capo dello Stato non sono toccati dalla riforma che ha preparato in questi mesi.

“È una solenne bugia. Perché io ho qui la Costituzione, ci sono 9 articoli che riguardano le prerogative e i poteri del Capo dello Stato, non sono stati toccati” ha spiegato la forzista intervenendo ad Agorà su Rai Tre.

La riforma di Casellati

Proprio per questo, rivolgendosi a chi solleva dubbi e timori, ha aggiunto che “mi devono spiegare” le obiezioni “prendendo a riferimento la Costituzione e non rispondendo a suon di slogan”. Insomma secondo la Casellati il problema non esiste.

Peccato che le cose non sembrano stare così visto che Pagella Politica fa notare come “con la modifica dell’articolo 92 della Costituzione si introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio e il capo dello Stato non avrà più il potere di nominare il capo del governo” che di fatto “si limiterà a conferire al presidente del Consiglio eletto l’incarico di formare” l’esecutivo.

Leggi anche: Sondaggi politici, il premierato divide gli italiani: elettori indecisi, ma il tema non appassiona.

Con la modifica dell’articolo 94, invece, viene disposto che se il presidente del Consiglio eletto “non ottiene la fiducia del Parlamento, il presidente della Repubblica gli rinnova l’incarico per una seconda volta, sciogliendo le camere solo in caso di ulteriore sfiducia” e “in caso di dimissioni, impedimento o sfiducia delle camere, il presidente della Repubblica dovrà affidare l’incarico di formare un nuovo governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare della maggioranza”, una norma che limita fortemente i poteri del Capo dello Stato e mette fine ai governi tecnici. Eliminata, questa volta con la modifica dell’articolo 88, anche la possibilità per il Colle di sciogliere una delle due camere invece di entrambe. Come se non bastasse, viene meno anche la possibilità da parte del Presidente della Repubblica di nominare nuovi senatori a vita.