Processare Gaetano Galvagno per corruzione, peculato, truffa e falso ideologico. È la richiesta presentata ieri dalla Procura di Palermo a carico del presidente dell’Assemblea regionale siciliana e di altre 5 persone, tra cui l’ex portavoce del politico, Sabrina De Capitani, e l’imprenditrice Caterina Cannariato. Il gip ha fissato l’udienza preliminare al 21 gennaio prossimo.
Oltre a Galvagno, all’ex portavoce e alla Cannariato, il processo è stato chiesto per l’imprenditore Alessandro Alessi, per Marianna Amato, dipendente della Fondazione Orchestra sinfonica siciliana, e per Roberto Marino, autista del presidente dell’Ars.
Pilotate centinaia di migliaia di euro pubblici
Secondo i pm, Galvagno e la De Capitani, avrebbero piegato gli interessi pubblici a quelli privati della Cannariato, rappresentante in Sicilia della Fondazione Marisa Bellisario e vicepresidente della Fondazione Tommaso Dragotto, facendo finanziare dalla Presidenza dell’Ars una serie di eventi.
Negli atti i pm riportano: un apericena (11mila euro); un contributo da 15mila euro e uno da 12.200 per l’evento “La Sicilia per le donne”; un finanziamento della Regione a favore della Fondazione Tommaso Dragotto da 100mila; un contributo inserito nella legge di Bilancio del 2024 da 98mila per l’evento “Un Magico Natale”.
Ecco cosa ottenevano in cambio Galvagno & soci
In cambio, Galvagno avrebbe ottenuto un incarico di consulenza legale da parte della A&C Broker s.r.l. (società rappresentata dalla Cannariato) per la cugina; la nomina del compagno della De Capitani nel c.d.a. di Sicily By Car s.p.a. (società della famiglia della Cannariato), e un incarico per Marianna Amato. Ad Alessi la Fondazione Tommaso Dragotto avrebbe dato l’incarico dell’organizzazione di un evento finanziato con denaro pubblico con l’accordo che l’imprenditore avrebbe restituito almeno 20mila alla Cannariato e fatto avere altre somme ad Amato e De Capitani.
Alessi, definito nella richiesta dei pm “intermediario e facilitatore”, avrebbe dato un “contributo necessario agli accordi corruttivi”; mentre Amato sarebbe stata “istigatrice ed intermediaria”.
Il presidente, l’autista e l’auto blu
A Galvagno e all’ex autista Marino sono poi contestati il reato di peculato per l’uso a fini privati dell’auto di servizio, che sarebbe stata per 60 volte a disposizione del presidente, dell’autista, della segreteria e dell’ufficio di Gabinetto per scopi personali.
Infine, Marino e Galvagno rispondono di truffa e falso: l’ex autista avrebbe dichiarato di decine di missioni mai fatte e vidimate da Galvagno, intascando circa 19mila euro per rimborsi spese e diarie.