Una tempesta perfetta, lontanissima dall’Italia ma che ha visto l’onda lunga raggiungere anche Piazza Affari, dove ieri è stata una giornata pesantissima, con vendite senza fine e al termine della seduta un bilancio disastroso: -3,54%. A scatenare questo cataclisma non è stato solo l’arresto in Canada del direttore finanziario della società delle Telecomunicazioni cinese Huawei, Meng Wenzhou, figlia del fondatore del colosso asiatico. Una decisone che aggiunge nuova incertezza alle relazioni commerciali fra Usa e Cina.
Un fermo deciso a sorpresa negli Stati Uniti, dove Huawei è sospettata di aver infranto i vincoli all’esportazione di prodotti tecnologici verso l’Iran. Accanto a questa mossa, che comunque pone già fine all’ottimismo sulla fine del braccio di ferro commerciale tra Washington e Pechino scaturito all’ultimo G20 in Argentina, si è aggiunto il mancato annuncio dei tagli ipotizzati alla vendita del petrolio da parte dei Paesi aderenti all’Opec, il cartello dei grandi produttori.
Così tutte le piazze finanziarie hanno sofferto, con Milano in buona compagnia di Francoforte, che ha ceduto il 3,48%, Parigi -3,31% e Londra -3,58%). Molto male anche Wall Street dove in corso di seduta il valore delle azioni è sceso ai minimi dallo scorso aprile. D’altra parte l’arresto dell’ereditiera designata del colosso Huawei per l’accusa di aver mantenuto rapporti commerciali con Theran ha riacceso i dubbi degli americani sul fatto che gli smartphone cinesi possano essere usati a scopi di spionaggio.
Paul Flood, gestore di BNY Mellon, ha sintetizzato la posizione del mercato: “L’ottimismo degli investitori in merito a una svolta positiva nelle relazioni commerciali tra Usa e Cina ha avuto vita breve”. Dopo la notizia dell’arresto canadese, gli operatori finanziari “hanno immediatamente incorporato nelle loro valutazioni un deteriorarsi delle relazioni commerciali tra i due paesi”. Addio al dialogo, dunque.
Tra le ripercussioni negative sulla situazione italiana c’è stato un nuovo rialzo dello spread tra Btp e Bund tedeschi, arrivato a fine giornata a 297 punti base, con il decennale italiano che adesso rende il 3,2%. Mentre scende il prezzo del petrolio, sul quale però non è ancora da escludere un accordo Opec per tagliarne l’estrazione e così sostenerne il valore, torna a salire il prezzo del più classico dei beni rifugio. Ieri l’oro con consegna immediata ha visto crescere il prezzo dello 0,4% a 1.243 dollari l’oncia, toccando i massimi da luglio scorso. Un’impennata che non arriva improvvisamente in quanto le quotazioni del lingotto stanno salendo progressivamente ormai da diverse settimane.