Caso Regeni, il gup invia alla Consulta gli atti del processo

La Consulta dovrà esprimersi sull'assenza dei quattro 007 egiziani sotto processo in Italia per aver torturato e ucciso Giulio Regeni.

Caso Regeni, il gup invia alla Consulta gli atti del processo

Il gup del Tribunale di Roma ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, dopo la richiesta formalizzata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Sergio Colaiocco, che avevano chiesto, nell’udienza del 3 aprile scorso, di investire la Consulta per superare la ‘stasi’ del processo a carico di quattro 007 accusati della morte di Giulio Regeni.

La Consulta dovrà esprimersi sull’assenza dei quattro 007 egiziani sotto processo in Italia per aver torturato e ucciso Giulio Regeni

Il giudice per l’udienza preliminare ha così sciolto la riserva: sarà ora la Consulta a dover decidere il destino del procedimento. Regeni fu sequestrato, torturato e ucciso nel 2016 in Egitto. Le indagini hanno accertato che il giovane ricercatore friulano fu fermato da agenti segreti del Cairo, quattro dei quali sono stati poi identificati e rinviati a giudizio in Italia.

La richiesta dei pm di Roma riguardava la questione di costituzionalità dell’art. 420 bis del codice di procedura penale in tema di “assenza” dell’accusato, il giudice si è riservato di decidere aggiornando il procedimento al 31 maggio. In particolare la Consulta dovrà decidere sull’articolo così come modificato dalla riforma Cartabia nella parte in cui non prevede che si possa procedere in assenza dell’accusato “nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell’accusato stesso”.

Il legale dei genitori: “C’è una speranza in più, speriamo che questa sia la volta definitiva”

“C’è una speranza in più, speriamo che questa sia la volta definitiva e che venga sancito che questo processo si può e si deve fare” ha detto l’avvocato Alessandra Ballerini, riferendo il pensiero dei genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, sulla decisione del gup di inviare gli atti alla Consulta.

“Visto che noi diciamo sempre che Giulio ‘fa cose’ – ha aggiunto il legale della famiglia Regeni -, speriamo che Giulio possa intervenire anche in una riforma legislativa che consenta di non lasciare impuniti i reati di questa gravità quando gli stati non collaborano. Ci auguriamo che il ‘popolo giallo’ e la scorta mediatica stiano con noi, con le antenne dritte”.

L’avvocato dei familiari del giovane ricercatore friulano ha spiegato che sulle indagini svolte dalla famiglia in passato ha dovuto presentare una denuncia in Italia “per intralcio alla giustizia in quanto le nostre telefonate erano palesemente ascoltate”.