C’è la crisi? Pazienza..

Di Sergio Patti

L’Europa, vista da Francoforte, ha bisogno di poco. E senza fretta. Certo, l’economia arranca, ma perchè mai correre per avventurarsi in interventi straordinari, che poi l’azionista di riferimento – la Germania – non vuole? Meglio allora continuare a spacciare per fatti straordinari i pannicelli caldi utilizzati fin adesso e poi prendersela comoda prima di agire. Evidentemente la politica degli annunci ormai fa scuola anche tra i banchieri. Così anche ieri la Bce non ha mosso un dito. La gente muore di fame e non ha lavoro in metà continente, ma la risposta è sempre la stessa. I tassi restano al minimo storico dello 0,15%, d’accordo, ma per gettare nel sistema la liquidità monetaria che serve si può aspettare ancora. Perchè alla fine pure i sassi hanno capito che l’inflazione è un finto problema e invece servono subito soldi, e tanti, per riattivare un sistema creditizio ridotto in coma. Dunque il presidente Mario Draghi, parlando ai giornalisti dopo il board dell’Eurotower, ha annunciato l’emissione di due nuovi maxi prestiti (Tltro), per un monte fino a mille miliardi, non domani mattina, ma il 18 settembre e l’11 dicembre.

Non solo moral suasion
Questa volta, però, la Banca centrale promette di non limitarsi a fare un regalo alle banche e ai Paesi col problema di tenere basso lo spread sul debito pubblico, come è avvenuto utilizzando lo stesso strumento in passato. L’accordo con le banche che prenderanno i soldi da Francoforte è infatti di destinare tutto questo ben di Dio alle famiglie e alle imprese, facendo in modo che i soldi arrivino all’economia reale. Possiamo credere che le cose andranno effettivamente così? Draghi ci ha messo la mano sul fuoco. Se se la brucia lui, vorra dire che molto prima se la sarà bruciata l’intera Europea. Il presidente della Bce ha infatti parlato di economia dell’Eurozona in “moderata ripresa”, ma se le cose non fossero gravi come possiamo vedere facilmente, i tassi non resterebbero così bassi e per l’immissione di liquidità monetaria avremmo potuto aspettare ancora chissà quanto. E le brutte notizie non finiscono qui. Fa paura, infatti, anche lo spettro della deflazione, dopo che i dati sulla dinamica dei prezzi in Europa hanno mostrato per giugno un ulteriore rallentamento. Un treno che continua a muoversi con una velocità troppo diversa rispetto agli Stati Uniti, da dove ieri sono arrivati nuovi segnali positivi per l’economia con il numero degli occupati nel settore privato in aumento più delle attese. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,1% dal 6,3% di maggio: a giugno sono stati creati 288.000 nuovi posti di lavoro, più dei 215.00 previsti. Le richieste di sussidi alla disoccupazione sono salite di duemila unità a quota 315mila unità come previsto dagli analisti. Per la Casa Bianca l’occupazione non va così bene dal 1999, gli anni d’oro di Bill Clinton. Il deficit della bilancia commerciale americana in maggio, inoltre, è calato a 44,39 miliardi da 47,24 miliardi in aprile.

La ricetta Usa
Come hanno fatto gli americani a far così bene, nonostrante la grande crisi finanziaria sia nata proprio a casa loro? Hanno utilizzato la loro Banca centrale in modo completamente diverso da quanto ci ha permesso di fare la Merkel. Hanno stampato – per semplificare la strategia – oceani di dollari, mettendo a disposizione delle imprese tutto il denaro necessario a un prezzo bassissimo. Esattamente il contrario delle politiche europee di rigore e della stretta creditizia folle confezionata con le regole di Basilea. Mentre negli Usa (ma anche in Giappone) c’era (e c’è) tutto il denaro necessario per sostenere la produzione e i consumi, qui le banche non danno un euro. e se lo danno, lo fanno a un costo altissimo, applicando spese e commissioni che di fatto vanificano i tassi bassi della Bce.