Centri flop in Albania, Meloni incontra Rama e rilancia: prima o poi… funzioneranno

Ma è il protocollo sulla gestione dei migranti il patto principale stretto da Italia e Albania. Protocollo che Meloni si ostina a difendere

Centri flop in Albania, Meloni incontra Rama e rilancia: prima o poi… funzioneranno

A due anni – era novembre del 2023 – dal Protocollo che ha dato vita ai Cpr italiani in Albania, Giorgia Meloni ed Edi Rama hanno siglato un’altra intesa. L’accordo, come riferisce il sito della presidenza albanese, riguarda la cooperazione strategica nei settori della sanità, dell’energia, dell’ambiente, dell’industria della sicurezza e della difesa, della gestione dell’immigrazione irregolare, dell’istruzione, dell’innovazione, della diaspora, della trasformazione economica e della crescita attraverso l’innovazione. L’Italia è il primo partner commerciale dell’Albania, e condivide progetti cruciali come il Corridoio europeo VIII e il partenariato strategico a tre (con gli Emirati Arabi) nel settore delle rinnovabili.

Cuore dell’intesa Italia-Albania è il protocollo che ha dato vita ai Cpr

Ma è il protocollo sulla gestione dei migranti il patto principale stretto da Meloni e Rama. Protocollo che, nonostante l’evidenza dei dati e dei numeri sul (non) funzionamento dei Cpr in Albania, Meloni continua con ostinazione a difendere. “Non tutti hanno compreso la validità del modello, tanti hanno lavorato per frenarlo o bloccarlo ma noi siamo determinati ad andare avanti, perché è un meccanismo che ha il potenziale di modificare l’intero paradigma nella gestione dei flussi migratori”, ha detto la presidente del Consiglio.

“Quando entrerà in vigore” il nuovo Patto Ue su migrazione e asilo “i centri” in Albania “funzioneranno come dovevano funzionare dall’inizio: avremo perso due anni per finire esattamente com’era all’inizio. La responsabilità non è la mia, arriveremo due anni dopo a fare esattamente quello che potevamo fare due anni prima. Penso che ciascuno si assumerà le sue responsabilità”, ha insistito Meloni.

“Il primo ministro Rama mi è testimone: ci sono alcune nazioni europee che da tempo cercano di inserirsi nella stessa iniziativa, nel Protocollo Italia-Albania, perché tutti comprendono che un’iniziativa di questo tipo è rivoluzionaria per la gestione dei flussi migratori”. Le ha dato manforte Rama. “Se io lo riproporrei con altri Paesi? Con l’Italia, l’ho detto dall’inizio, lo farei cento volte. Con altri Paesi, mai. Questo l’ho detto agli altri Paesi e quando mi domandano perché, rispondo ‘perché non siete l’Italia, è un problema’”.

I numeri di un flop a 360 gradi

Insomma, un feeling senza pari tra Rama e Meloni che camuffa un flop. Diventati operativi tredici mesi fa, i centri in Albania sono andati incontro a vari stop imposti dai tribunali italiani, così oggi l’hotspot al porto di Shengjin è praticamente chiuso e il Cpr di Gjader non ospita migranti soccorsi nel Mediterraneo ma quelli spostati da altri Cpr in territorio italiano. Erano “solo 25” quando lo ha visitato a fine ottobre una delegazione di +Europa e del Pd. “Da quando è stato aperto il centro ne sono state ospitate poco più di 200”, ha detto Riccardo Magi.

Numeri lontani dai tremila migranti all’anno stimati inizialmente per il progetto partito con un costo di 650 milioni di euro. Nelle tabelle della manovra relativamente al Ministero dell’interno si prevedono per il 2026 circa 30 milioni (e 71 milioni nel triennio), fra il fondo per il rimborso delle spese sostenute da Tirana, l’acquisto di automezzi, natanti e aeromobili “anche ai fini di studi, prove e sperimentazioni necessarie per l’esecuzione del Protocollo”, le spese per l’attivazione, la locazione e la gestione dei centri, l’informatizzazione dell’amministrazione giudiziaria, la dotazione di aule di udienza in Albania, e impianti tecnologici.

Opposizioni in trincea

Le opposizioni non ci stanno allo scaricabarile di Meloni e alla sua ostinazione nel confermare la bontà di un progetto mai decollato. “Per la prima volta Meloni ammette che abbiamo perso due anni in Albania mentre diceva che avrebbero funzionato. No, questi centri non stanno funzionando, si è sprecato un miliardo di euro e più, dovrebbe guardarsi allo specchio perché la colpa è la sua”, ha detto il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.

“E allora – ha aggiunto Conte – occorre riprendere quei soldi e metterli nelle nostre strade per renderle sicure. Strade dove mancano 25mila tra carabinieri e poliziotti e, soprattutto, bisogna dedicarsi alla redistribuzione europea perché, nel frattempo, con questi fallimenti abbiamo avuto 300mila migranti sbarcati in Italia e che rimangono qui”.

All’attacco anche il Pd. “È il gioco dell’oca, si ricomincia dal via: fun-zio-ne-ran-no. Ecco la ricetta di Meloni per i centri in Albania, 800 milioni di euro buttati in un centro chiuso e in uno che accoglie immigrati trasferiti dall’Italia. Uno spreco di denaro pubblico che poteva essere utilizzato per opere davvero utili. E su cui da quanto si apprende si è acceso il faro della Corte dei Conti. La novità di oggi è che Meloni è pronta ancora una volta a scaricare responsabilità: i giudici, l’Europa, i sindacati, la sinistra, il maltempo. C’era l’occasione di chiedere scusa e chiudere tutto invece insiste con un progetto già fallito, senza speranza e sempre costosissimo”, ha detto il deputato democratico Matteo Orfini.