Centrodestra a pezzi, faide tra alleati dalla Lombardia alla Sicilia. E dopo Verona si apre il caso Catanzaro

Faide nel Centrodestra. In Sicilia Micciché (FI) non voterà Musumeci (FdI). E in Lombardia Forza Italia boccia la ricandidatura di Fontana

Centrodestra a pezzi, faide tra alleati dalla Lombardia alla Sicilia. E dopo Verona si apre il caso Catanzaro

Centrodestra a pezzi. Da Nord a Sud, dalla Lombardia alla Sicilia, la coalizione è sempre più acciaccata.

Scaduti i termini per gli ultimi apparentamenti si sono aperte ieri le danze per la campagna elettorale in vista dei ballottaggi del 26 giugno che decideranno la corsa a sindaco in 13 capoluoghi.

Non c‘è dubbio che la partita più attesa sia quella di Verona dove il risultato finale potrebbe contribuire a inasprire i rapporti già tesi tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, in gara per intestarsi la leadership del centrodestra.

Guerra a destra a Verona

Nel fine settimana è arrivata la conferma che alla sfida tra il candidato del centrosinistra Damiano Tommasi, che al primo turno ha ottenuto il 39,8 dei voti, e Federico Sboarina fermatosi al 32,7%, si arriverà senza apparentamenti.

Il tentativo di andare ad un apparentamento formale tra Sboarina e Flavio Tosi, new entry di Forza Italia, è andato a farsi friggere dopo l’ultimo rifiuto opposto dal candidato di Fratelli d’Italia. Non solo. I vecchi rancori tra i due ieri sono emersi con particolare virulenza.

Domenica il vescovo di Verona aveva messo in guardia da quei partiti che sposano l’ideologia gender. Un’uscita che è stata considerata un assist a Sboarina, che nel 2017 aveva inserito nel proprio programma “il contrasto alla diffusione delle teorie del gender nelle scuole”.

Tosi coglie la palla la balzo per lanciare una stoccata a Sboarina: “Anziché strumentalizzare il Vescovo o politicizzare la religione, sarebbe più utile dire come si pensa di risolvere i problemi concreti della città”.

E ancora: “Sboarina, pensando che gli bastino i suoi voti, ripete il solito errore politico: radicalizzare lo scontro, fondarlo sull’ideologia più retriva. E così si isola a proprio piacimento una delle tante riflessioni di monsignor Zenti sulla famiglia, e la si usa e interpreta a proprio uso e consumo”.

Salvini conferma il suo sostegno a Sboarina. Ma – ripete – “è stato un errore tenere divisa la coalizione”.

Caso Catanzaro

E Verona non è l’unica città dove il centrodestra non ha raggiunto un accordo. Anche a Catanzaro, infatti, il candidato di FI e Lega, Valerio Donato, non ha formalizzato nessun apparentamento con il partito di Meloni.

Sebbene infatti Wanda Ferro, la candidata di Fdi che non ha passato il primo turno, abbia annunciato che al ballottaggio voterà Donato, non è stato ufficializzato nessun accordo tra i partiti della coalizione.

Nel campo del centrodestra gli occhi sono puntati anche su Lucca, dove il sostegno di Casapound e negazionisti al candidato del centrodestra Marco Pardini, chiamato a recuperare lo svantaggio di nove punti sul dem, Francesco Raspini, ha provocato reazioni e prese di posizione clamorose.

Elio Vito, esponente di FI, ha deciso di lasciare il partito rassegnando le dimissioni anche da parlamentare in polemica per l’ok azzurro al movimento di estrema destra.

RIVERBERI

Allungando lo sguardo le incomprensioni a Verona si riflettono nelle partite future. In Sicilia torna in discussione la nomination del governatore uscente Nello Musumeci, uomo della Meloni. Per Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars e coordinatore di FI in Sicilia, Musumeci non va ricandidato.

Perché con lui il rischio di perdere è “altissimo”. Non va meglio in Lombardia. Dove si infrange l’opzione salviniana, per contendere la leadership alla Meloni, di una federazione tra FI e Lega.

Fino a poche settimane fa era dato per scontato che la scelta del candidato alle prossime regionali spettasse alla Lega, in particolare a Salvini, intenzionato a puntare sulla riconferma di Attilio Fontana. Ma FI pare sia pronta a reclamare la candidatura alla presidenza.