“Penso che avremo un accordo su Gaza molto presto”. Con queste parole, pronunciate al rientro a Washington, Donald Trump ha voluto ribadire la sua fiducia in una svolta sul conflitto in Medio Oriente. Il presidente degli Stati Uniti ha definito la guerra a Gaza “un problema enorme, che vogliamo risolvere per il Medio Oriente, per Israele, per tutti”, assicurando che un cessate il fuoco è vicino.
Dietro queste dichiarazioni c’è la nuova proposta americana per un’intesa che includa lo stop ai combattimenti e il rilascio degli ostaggi. Secondo fonti israeliane riportate da Ynet, il piano prevede “garanzie altamente significative” che Israele non riprenderà le operazioni militari finché saranno in corso colloqui politici per la fine del conflitto. Le Forze di difesa israeliane, in caso di accordo, dovrebbero rinunciare al controllo su Gaza City, rimanendone al di fuori, con un possibile “riassetto” delle posizioni.
Il piano, che Benjamin Netanyahu starebbe valutando con attenzione, stabilisce che Hamas rilasci tutti i 48 ostaggi, vivi e morti, fin dal primo giorno. In cambio, Israele libererebbe centinaia di detenuti palestinesi condannati per terrorismo e migliaia di altri prigionieri. Parallelamente si aprirebbe un tavolo negoziale per la fine definitiva della guerra, con la supervisione diretta di Trump, mentre il cessate il fuoco resterebbe in vigore fino alla conclusione dei colloqui.
Cessate il fuoco a Gaza, la proposta degli Stati Uniti apre uno spiraglio: Hamas pronta al dialogo mentre Netanyahu prende tempo
Hamas ha accolto con favore il nuovo approccio, dichiarandosi pronto a negoziare “qualsiasi passo che contribuisca a fermare l’aggressione” e ribadendo la disponibilità a trattare per la liberazione degli ostaggi. Tuttavia il movimento palestinese chiede condizioni più ampie: una chiara dichiarazione di fine guerra, il ritiro totale delle truppe israeliane da Gaza e la creazione di un comitato di autorità palestinesi indipendenti per la gestione della Striscia.
Sul fronte israeliano, le posizioni restano caute. Le famiglie degli ostaggi guardano con preoccupazione alle parole del presidente Usa, che ha stimato in “meno di 20” i prigionieri ancora vivi, suscitando allarme. Le autorità di Tel Aviv confermano invece la loro valutazione: 48 ostaggi in totale, di cui 26 dichiarati morti, 20 presumibilmente vivi e due in condizioni non accertate.
La proposta americana, più ampia rispetto alla precedente che prevedeva una tregua di 60 giorni e il rilascio graduale di ostaggi e corpi, punta a un accordo complessivo. Resta ora da capire se le distanze tra Israele e Hamas potranno ridursi a sufficienza per trasformare le parole fiduciose di Trump in una reale soluzione diplomatica al conflitto in Medio Oriente.