Che affare con la benzina di stato

di Stefano Sansonetti

Un sete di benzina che, almeno a guardare le cifre, sembra aumentare di anno in anno. E potrebbe portare lo Stato italiano a pagare la bellezza di 671 milioni di euro. Per carità, in gioco c’è la fornitura di carburanti per far funzionare anche la automobili delle forze dell’ordine e di gasolio per riscaldare ospedali e Asl. Il fatto è, però, che per questi pur importanti servizi sembra che i costi stiano lievitando. Diciamo innanzitutto che i 671 milioni di euro rappresentano il valore massimo stimato di un maxiappalto appena predisposto dalla Consip, la centrale acquisti del ministero dell’economia oggi guidato da Fabrizio Saccomanni. La società, guidata dall’amministratore delegato Domenico Casalino, ha messo nero su bianco che la cifra rappresenta il valore di un massimale di fornitura di carburanti per le pubbliche amministrazioni italiane di 545 milioni di litri. Parliamo, per inciso, di un contratto di validità annuale. Si dà però il caso che la precedente edizione dello stesso bando prevedeva un valore massimo di 468 milioni di euro per una fornitura stimata di 461 milioni di litri. E la commessa ancora precedente parlava di 415 milioni di euro per 402 milioni di litri. Insomma, in due anni il valore massimo della commessa, sempre di durata annuale, è aumentato di circa 270 milioni di euro, così come la “sete” di carburante ha subìto un incremento di 130 milioni di litri. Naturalmente alla base dell’aumento del valore dell’appalto c’è l’incremento che ha caratterizzato negli ultimi anni l’andamento del prezzo della benzina. Ma, come abbiamo visto, in realtà c’è stato anche un considerevole aumento delle stime di fornitura. Con quelli che sembrerebbero i conseguenti aggravi per le casse dello stato.

La spiegazione della Consip
La Notizia ha chiesto lumi alla Consip su tutti questi trend. La società del Tesoro, dopo aver confermato che l’aumento del prezzo della benzina ha avuto la sua ovvia influenza, ha spiegato che l’incremento di litri di carburante è dovuto al fatto che nel frattempo è diventato obbligatorio per le pubbliche amministrazioni far riferimento alle convenzioni Consip. Quella dei carburanti, infatti, è una delle sette categorie merceologiche per le quali tutte le pubbliche amministrazioni devono ricorrere alla Consip. Il cui coinvolgimento, invece, prima era facoltativo. Per questo la stima di quello che potrà essere il ricorso alle convenzioni della società del Tesoro ha portato a un aumento delle previsioni di fornitura di 84 milioni di litri di carburante in un anno. Il tutto fermo restando il fabbisogno complessivo delle pubbliche amministrazioni, che la Consip stima in 1,4 miliardi di euro l’anno, tanto per far capire che grazie alla società pubblica si riesce comunque a risparmiare (del resto questo è il suo “core business”). Registrata la spiegazione della Consip, però, non si può fare a meno di notare come un incremento di forniture e costi, seppur in misura ridotta, si sia registrato anche tra le due precedenti edizioni del bando. Quella del 2010, come detto, metteva in ballo 415 milioni di litri per un massimale di 402 milioni di euro, mentre quella dell’anno successivo portava in dote 461 milioni di litri per un totale di 468 milioni di euro.

La torta fa gola
Con i numeri che ogni anno vengono messi sul piatto la bagarre è assicurata. Ormai i colossi energetici di mezzo mondo accorrono alla corte della Consip, la centrale acquisti controllata dal ministero dell’economia. Del resto gli appalti per la fornitura di gasolio e carburante alla pubblica amministrazione nostrana stanno assumendo un rilievo economico sempre maggiore. Da ultimo è intervenuto l’appalto appena predisposto dalla società pubblica per un valore totale di 671 milioni di euro. Ma chi sono i giganti energetici che negli ultimi anni si sono spartiti la torta?
Tra quelli che hanno conquistato il maggior numero di lotti c’è senza dubbio l’Eni, guidata dall’amministratore delegato Paolo Scaroni. Il Cane a sei zampe, per esempio, ha conquistato ben 5 dei 1o lotti in cui era organizzato il precedente appalto per la fornitura di carburante alle pubbliche amministrazioni italiane. Altri due lotti della stessa edizione sono andati agli spagnoli di Repsol e ai francesi di Cofely, società che fa direttamente capo al gruppo Gaz de France-Suez. Andando a scavare nello storico delle commesse Consip, poi, si scopre che l’edizione di due anni fa ha visto la Q8, colosso dell’Emirato del Kuwait, aggiudicarsi 3 dei 10 lotti messi in palio. A testimonianza di come l’interesse suscitato dall’enorme torta gestita dalla società arrivi molto lontano. Lo stesso discorso, naturalmente, vale anche per gli appalti che mettono i gioco la fornitura di altri servizi come l’energia elettrica o la telefonia. Anche in questi casi, infatti, l’allargamento del perimetro delle convenzioni Consip, e della loro obbligatorietà per le pubbliche amministrazioni, ha portato un incredibile aumento dei valori economici in gioco. Del resto sulla società del Tesoro si è scommesso molto in un periodo di spending review, con varie operazioni che hanno consegnato alla società guidata dall’amministratore delegato Domenico Casalino un potere sempre più forte. Basti pensare che su una spesa statale complessiva per beni e servizi di 130 miliardi di euro, la Consip “intermedia” appalti per 30 miliardi. Cifra destinata a salire ulteriormente.