Che goduria

di Gaetano Pedullà

Non aspettava certo la richiesta di Confindustria. Renzi ha avuto un mandato forte, ora servono i fatti, aveva appena finito di dire il presidente Squinzi che già arrivava la risposta del premier: tanto consenso impone di cambiare l’Italia e l’Europa. Un marziano che passasse da qua penserebbe che da noi politica e mondo del lavoro parlano la stessa lingua. Peccato che al di là delle apparenze non è mai stato così, tant’è vero che siamo finiti nella palude in cui stiamo. Renzi perciò ha voluto marcare la discontinuità con il passato, riferendo alla direzione del Pd e non all’assemblea di Confindustria – dove avrebbe preso applausi a scena aperta – che il treno delle riforme dovrà accelerare. La nuova legge elettorale – l’Italicum – è scadenzata adesso entro l’estate e in parallelo si andrà avanti con il lavoro, il Senato, la pubblica amministrazione. Ormai nel Paese il vento è questo – ed era ora! – tanto che novità un tempo impronunciabili adesso passano senza colpo ferire. Il voto di ieri della Camera, che istituisce il divorzio breve, nell’Italia inginocchiata al Vaticano avrebbe fatto partire raffiche di proteste, muri parlamentari, la voce indignata di vescovi e baciapile. Oggi invece di tutto questo c’è appena traccia, anche perché è la stessa Chiesa che sta cambiando. Anche da noi, come accade in mezzo mondo, i matrimoni potranno essere sciolti nell’arco più ragionevole di un anno (e non tre, come ora), arrivando a sei msi in caso di decisione consensuale. Certo, in altri Stati si liquida tutto addirittura in un paio di settimane. Ma il percorso è tracciato. L’Italia può cambiare. Non vediamo l’ora.