Chi l’ha detto che i Giochi Olimpici sono solo a Rio. Ecco a voi le Olimpiadi dei carri armati. In Russia sfide militari di ogni tipo. Fino al “biathlon dei tank”

La gara più attesa è il biathlon dei carri armati: 5 km di percorso a ostacoli e postazioni di fuoco per colpire i bersagli.

 

Chi l’ha detto che le Olimpiadi ci siano soltanto a Rio. Anche la Russia ha pensato bene di ideare una competizione tutta sua, per dichiarare guerra a Rio, dopo l’esclusione dell’atletica di Mosca. Ecco, dichiarare guerra è il termine esatto. Perchè queste particolari Olimpiadi sono pensate, concepite e realizzate per i carri armati. Ci sono i percorsi delimitati da bandierine, le pettorine con i numeri, i tabelloni con i tempi e la classifica, le medaglie distribuite sul podio, le giurie e la telecronaca con la moviola, il pubblico che applaude dagli spalti e ovviamente la cerimonia di apertura (non è dato sapere se c’è anche il doping). Al posto dei centometristi e dei vogatori però ci sono carri armati e lance, cannoni e blindati, elicotteri e missili. Gli atleti sono tutti in mimetica, e competono in 14 discipline, tra cui il tiro a segno aereo con i caccia, regate con sbarchi, corse a ostacoli di blindati. Naturalmente ci sono anche discipline minori più “leggere”, l’equivalente del beach volley, come le gare di unità cinofile e delle cucine da campo. Ma la disciplina regina, la vittoria più ambita, è il “biathlon dei carri armati”, con i tank dei vari Paesi che superano 5 km di percorso a ostacoli, con guadi, ponti e serpentine, fermandosi alle postazioni di fuoco per colpire i bersagli.

Ecco a voi i Giochi internazionali dell’Esercito. Inventati manco a dirlo dal ministro della Difesa Seghey Shoigu, alla seconda edizione del 2016 vengono trasmessi dalla TV russa e promossi come un grande successo, con più di 3000 “atleti” da 19 Paesi. La maggior parte dei Paesi partecipanti sono ex sovietici, Kazakistan, Bielorussia, Azerbaigian, Tagikistan, Armenia, e gli storici alleati della Serbia. Ci sono anche le squadre del Venezuela, dell’Angola, dell’Egitto, della Mongolia, dell’Iran, del Kuwait e dalo Zimbabwe.

Le dirette delle gare – come racconta La Stampa – sono uno spettacolo surreale, qualcosa a metà tra le Olimpiadi, un videogame e uno spot pubblicitario dell’esercito. Il formato di una trasmissione sportiva viene rispettato alla lettera, inclusa la telecronaca, con toni più metallici e un ritmo lento e scandito, che ricorda più le Olimpiadi 1980 a Mosca che un commento da TV sportiva. I commentatori snocciolano con gusto i dettagli tecnici dei carri armati e dei cannoni, e l’entusiasmo del pubblico è autentico, anche perché il biathlon dei tank in effetti è avvincente. L’unica cosa che stona è, però, pensare che le Olimpiadi, sin dai tempi dei greci nascono come momento di pace (anche se erano in corso guerra, si firmavano armistizi per consentire lo svolgimento delle Olimpiadi). Ora a lanciare questo messaggio sono anche militari direttamente dall’alto dei loro carri armati.