Circolare anti-Report, barricate in Cda e l’azienda prende tempo

Molti i rilievi sollevati in Cda sulla circolare anti-Report. Intanto Marano (Lega) non vota il budget della Rai

Circolare anti-Report, barricate in Cda e l’azienda prende tempo

Chi si aspettava un Cda Rai stile “Mezzogiorno di fuoco” tra consiglieri di maggioranza e di opposizione pronti a scannarsi per la circolare voluta e firmata dall’Amministratore delegato Giampaolo Rossi (che mira a creare strutture editoriali che vigilino sui singoli programmi) è rimasto deluso.

Non perché i tre consiglieri di opposizione Alessandro di Majo, Davide Di Pietro e Roberto Natale non abbiano fatto fuoco e fiamme contro il provvedimento pensato per “normalizzare” Report, quanto perché quelli di maggioranza, Simona Agnes e Federica Frangi non hanno certo fatto le barricate per difendere il provvedimento firmato da Rossi. .

Troppi errori nella circolare di Rossi

Da quanto risulta a La Notizia a battersi per il documento che dovrebbe mettere la mordacchia a Sigfrido Ranucci & Co sarebbe stato solo il suo ideatore, l’ad ultra-meloniano Rossi. Che per difendere l’iniziativa ha respinto l’accusa di aver messo nero su bianco una norma anti-Report, spiegando che, come risultato dall’Audit interno, sarebbero una trentina i programmi che si discostano dal modello organizzativo vigente. Singolare che lo stesso Audit qualche mese prima aveva analizzato e promosso la gestione di Report.

Ranucci ha la delega alla gestione editoriale di Report dal 2006

Modello che prevede per ogni programma un conduttore, un capo struttura e un direttore. L’anomalia per Report sarebbe l’assenza di un capo struttura, o meglio, il fatto che coincida con il ruolo di conduttore nella persona di Ranucci. Ma, come è stato fatto notare nel corso del Cda, la circolare di Rossi, non terrebbe conto del fatto che lo stesso Ranucci dal 2006 è titolare della delega alla gestione editoriale del programma.

Prima come coautore di Milena Gabanelli (dal 2006 al 2016), poi come autore e conduttore (dal 2016 al 2020), infine come Vicedirettore su delega confermata sia dall’ex direttore di Rai Tre Franco di Mare, che ha affidato a Ranucci anche Report Lab. Deleghe confermate da Carlo Fuortes nel 2022 e anche dall’ex Ad e attuale direttore generale Roberto Sergio (che sulla vicenda Report sembra essersi eclissato)..

Senza contare che l’ufficio personale ha chiesto più volte e regolarmente a Ranucci le schede di valutazione del personale in carico alla trasmissione, a ulteriore riprova della cristallizzazione e del riconoscimento del suo ruolo da parte dell’azienda.

Con la riforma Ranucci sarebbe demansionato

Ora, se come previsto da Rossi, venisse effettivamente creata la nuova struttura editoriale e se la “gestione editoriale di ogni programma fosse di competenza della struttura editoriale”, di fatto Ranucci ne risulterebbe demansionato. Con tutte le conseguenze legali del caso.

È proprio sull’errore materiale dell’atto che i consiglieri hanno discusso, non tanto tra loro, quanto con l’Ad. Tanto che, chiuso il Cda, l’azienda avrebbe di fatto preso tempo. “La circolare non è stata oggetto di voto. È stato detto di adeguarsi all’attuale modello organizzativo come per gli altri programmi”, fa sapere un consigliere Rai al termine della riunione

Natale spinge per un accordo Rossi-Ranucci. “Report deve sentirsi a casa in Rai”

Sempre da quanto apprende La Notizia, a sostegno di Report si sarebbe speso molto il consigliere Natale, sollecitando un dialogo tra Rossi e Ranucci, al fine di trovare un accordo che rispetti l’autonomia del programma e che consenta ad una delle trasmissioni di punta del servizio pubblico di sentirsi a casa in Rai.

Per Natale – è il concetto che sarebbe stato esposto all’Ad – la presenza in Rai di un giornalismo anche urticante come quello di Report non può essere un problema, visto che non lo è neppure la presenza di un giornalismo, al contrario, molto accomodante col potere…

Rossi isolato dal resto del centrodestra

Ma l’esito del Cda di ieri racconta anche molto altro: i consiglieri infatti hanno approvato il Budget 2025, a maggioranza. A colpire è stata l’astensione del presidente facente funzioni, in qualità di consigliere anziano, Antonio Marano (in quota Lega). Un’astensione che racconta parecchio dei precari equilibri politici dei vertici di Viale Mazzini, dimostrando l’isolamento dell’unico esponente direttamente riferibile a Fratelli d’Italia, cioè proprio l’Ad Rossi.

Del resto, tra gli alleati lo scontro si era acceso già qualche settimana fa, quando il Carroccio aveva proposto (unilateralmente) di abbassare il canone Rai nella legge Finanziaria. Allora “vinsero” Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ieri è arrivata la vendetta della Lega. Per non parlare dello stallo in Commissione di Vigilanza. L’organismo parlamentare è infatti paralizzato da mesi dall’incapacità della maggioranza, a corto di voti, di sciogliere il nodo della nomina della presidente incaricata Agnes.