Città eterna come i suoi guai. E ora bocciata pure sui centurioni: il Tar bacchetta la sindaca Raggi

C’erano ancora i centurioni – quelli di Cesare e Augusto – quando si cominciò a parlare di regole per il circo aperto già da allora davanti al Colosseo...

C’erano ancora i centurioni – quelli veri di Giulio Cesare e di Augusto – quando si cominciò a parlare di regole per il circo aperto già da allora davanti al Colosseo. Figuranti, ceffi dai modi ruvidi, si ebbe notizia persino di un racket, facevano un mucchio di soldi con i turisti convinti a farsi fotografare o a comprare qualche autenticissimo cimelio. Tra rifiuti, borseggiatori, tassisti abusivi, il monumento più bello di Roma era circondato da un bazar che giustamente la sindaca Virginia Raggi ha smantellato con un’ordinanza estesa a tutto il centro storico della Capitale. Una decisione limpida, come deve essere nelle prerogative di chi è stato eletto per amministrare una comunità, che altrettanto limpidamente il Tribunale amministrativo del Lazio ha sospeso, in attesa di decidere nel merito a dicembre prossimo, con tutta la calma necessaria. Ormai spudoratamente insensibili al principio di far governare chi ha ricevuto un mandato elettorale, ancora una volta un Tar mette sul piedistallo un interesse particolare a discapito di un valore collettivo, come è certamente il decoro e l’immagine di una città offerta al mondo.

Sia chiaro: in punta di diritto i giudici amministrativi non hanno fatto nulla di sbagliato. Finita “l’emergenza” del Giubileo non c’è motivo di regolare il fenomeno con un’ordinanza della Giunta (il sindaco) piuttosto che con una normativa (vagliata dal Consiglio comunale). Un’osservazione che scoperchia uno scandalo di cui non troverete traccia sul blog di Beppe Grillo: se l’amministrazione Raggi sta producendo poco, il Consiglio comunale fa addirittura meno, è riunito raramente e non tocca palla su niente. Un po’ come il Governo che va avanti a colpi di decreti legge e Fiducie imposte al Parlamento – molto criticato dai Cinque Stelle per questo – la Giunta di Roma emette ordinanze e le trasforma automaticamente in legge, esponendosi così ancora di più al giudizio dei Tar. Non c’è pertanto troppo da meravigliarsi se poi finisce come sempre: arriva l’associazione di turno (in questo caso una cooperativa sociale) e manda tutto in bambola, umiliando non solo il sindaco e la sua squadra, ma tutti quei cittadini che andano a votare si erano convinti di dare ai propri eletti i poteri necessari sicuramente non per cambiare il mondo ma almeno per bloccare quattro finti centurioni, chi gli sta dietro e tutto l’ambaradan collegato, con annesse rivendite di gadget e l’invasione di velocipedi e risciò.

La motivazione – Il Tar, partendo dalla considerazione che “le ordinanze contingibili ed urgenti rappresentano il rimedio approntato dall’ordinamento per far fronte a situazioni di emergenza impreviste” e ricordato che “deroghe alla normativa primaria, da parte delle autorità amministrative munite di potere di ordinanza, sono consentite solo se ‘temporalmente delimitate’ e, comunque, nei limiti della ‘concreta situazione di fatto che si tratta di fronteggiare’”, ha rilevato che “nel caso di specie, venuto meno il peculiare contesto rappresentato dall’anno giubilare, nessuno degli elementi addotti dall’amministrazione appare tale da configurare in una vera e propria ‘emergenza’, non altrimenti fronteggiabile, non apparendo giustificato, pertanto, il divieto, reiterato e indiscriminato, di svolgere un’attività lecita, ancorché soggetta ad autorizzazione”. Fate per bene il vostro lavoro, è insomma il diktat del tribunale amministrativo, che per fare bene il suo di lavoro ha dato il centesimo colpo di piccone alla credibilità della politica. Viene svelato così che Roma è governata male, anche da un punto di vista delle procedure burocratiche, per quanto questa non è colpa solo alla Raggi, visto che il sistema legislativo è così complesso da essere ingestibile persino da un super eroe. Ma soprattutto si è certificato che la politica è ormai succube di ogni tipo di ricorso per le vie giudiziarie. E tanto vale allora votare i giudici piuttosto che i politici.