La prima campanella dell’anno scolastico 2021/2022 è suonata e non si può dire, di certo, che sia iniziato con il piede giusto (leggi l’articolo). Dopo una prima settimana, infatti, a fronte delle prime classi già finite in quarantena non possiamo che prevedere che sarà un anno davvero difficile per i nostri studenti. La scuola, per restare in presenza – come auspicato dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – dovrà cercare di vincere la dura sfida del tracciamento, con la speranza inoltre che il numero di vaccinati salga ancora di più.
Ma i problemi legati al nuovo anno scolastico, il secondo in epoca Covid, sono anche quelli del sovraffollamento delle classi e del trasporto pubblico, come ha sottolineato ieri Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts ed ex consulente del ministro dell’Istruzione. “La situazione era ampiamente prevedibile”, ammettono i presidi, spiegando che “fino ad ora la tendenza è stata quella di mettere l’intera classe in quarantena in caso di positività di un alunno”.
PROBLEMA IRRISOLTO. Numeri alla mano sono quasi 14 mila le classi pollaio, gremite da 27 fino a 40 alunni. Si parla da anni di questa piaga, ma nonostante l’incubo Covid non è cambiato nulla. E ora che a scuola non è più obbligatorio il metro di distanziamento il problema esplode. Nel dossier “Classi pollaio, ora basta” Tuttoscuola traccia la mappa aggiornata del fenomeno. Al primo anno delle superiori le classi pollaio sono il 15% del totale. Il massimo affollamento si ha nei licei. In particolare nei licei scientifici al primo anno c’è addirittura una classe pollaio su quattro. Ma anche i piccolissimi bambini da 3 a 5 anni vivono il problema: il 5% delle classi delle scuole dell’infanzia sono eccessivamente numerose.
La riduzione della numerosità delle classi può favorire il distanziamento e una più funzionale organizzazione della didattica. Quindi, il rischio – che si vuole in ogni modo scongiurare – è che l’anno scolastico appena cominciato ricalchi per larga parte quello passato, con la presenza in aula a singhiozzo. Proprio per ridurre quarantene e didattica a distanza, l’obiettivo che ci si starebbe ponendo è quello di creare delle cosiddette “micro bolle” sul modello tedesco, ricalcando quanto già avviene oggi sugli aerei nei casi cui vengano scoperte positività. Vale a dire limitare l’isolamento ai contatti strettissimi di chi viene colpito dal virus.
CONTACT TRACING IN AFFANNO. “Però le Asl – spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli – non hanno la possibilità di fare indagini a tappeto e quindi la cosa più semplice e sicura è quella di mettere in quarantena tutte le classi con un caso di positività”. Si tratta di 10 giorni di isolamento per gli studenti non vaccinati e di 7 per quelli vaccinati. “Bisogna pensare – continua Giannelli – che in Italia ci sono 400 mila classi, circa. La metà sono di under 12 e quindi non possono vaccinarsi ancora e l’altra metà, invece, è per gran parte vaccinata, ma potrebbe sempre positivizzarsi. È chiaro che più gente si vaccina e meno ragazzi in quarantena avremo”.
Contact tracing a parte, ad allarmare gli esperti sono anche le condizioni del trasporto pubblico locale visto che si registrano ancora numerosi nuovi casi ogni giorno. Solo nelle ultime 24 ore ne sono stati individuati 2.407, secondo i dati del ministero della Salute. Sono invece 44 le vittime in un giorno, domenica erano state 26. Il tutto a fronte di 122.441 tamponi che portano il tasso di positività all’1,9%, in aumento rispetto all’1,4% delle 24 ore precedenti.