Cloe Bianco e la comunità Lgbt nemici pubblici di Giorgia Meloni: la crociata oscurantista di Fratelli d’Italia

Cloe Bianco e la comunità Lgbt nemici pubblici di Giorgia Meloni. Con Fratelli d’Italia riparte la crociata oscurantista

Cloe Bianco, ex insegnante tecnico all’istituto di Agraria “Scarpa-Mattei” di San Donà di Piave, nel 2015 aveva fatto coming out presentandosi al lavoro vestita con abiti femminili e suscitando reazioni indignati da parte dei genitori dell’istituto.

A quel tempo tra gli attacchi più violenti a Cloe si registrò anche quello di Elena Donazzan, assessora della Regione Veneto che all’epoca si occupava di istruzione (oggi è al Lavoro). Donazzan definì quell’episodio una “carnevalata”, sputando la solita litania sui “valori da difendere” e sulla “teoria gender”.

Cloe Bianco si è uccisa, bruciando nel camper in cui viveva dopo essere finita ai margini. L’esclusione e la discriminazione sono le armi della transfobia, uccidono senza fare rumore e senza indicare mai con chiarezza i mandanti e gli esecutori.

Cloe Bianco colpita pure da morta

“Io vorrei sapere se almeno adesso l’assessora regionale Elena Donazzan non avverta un po’ di colpa – ha detto Vladimir Luxuria ai microfoni di 24 Mattino su Radio24 –  E insieme a lei tutte le persone che nel 2015 non hanno voluto capire le motivazioni di Cloe Bianco. Donazzan non ha speso neanche una parola per dire: ‘Mi dispiace’. Nulla. La sua transfobia è veramente spietata”.

Donazzan da canto suo risponde che “il professor Bianco” (non usa il maschile a caso, è l’ottimo modo per colpire Cloe anche da morta) “è stato lasciato solo dal movimento Lgbt”.

Rimaniamo su Fratelli d’Italia. Durante la giornata sull’omofobia e la transfobia, le deputate FdI Paola Frassinetti ed Ella Bucalo, responsabili Istruzione e Scuola del partito, hanno emesso un comunicato, lo scorso 17 maggio: “Fratelli d’Italia ribadisce la sua avversione alla celebrazione oggi nelle scuole della giornata sull’omofobia e la transfobia – scrive il partito di Giorgia Meloni -. È giusto insegnare il rispetto per tutti ma si può fare senza bisogno di introdurre tematiche che esulino dalla capacità di intendere di bambini e adolescenti creando solo in loro una pericolosa confusione”.

Andiamo allo scorso 27 ottobre. C’erano i senatori e le senatrici di Fratelli d’Italia tra quelli che applaudivano festanti per l’affossamento del ddl Zan contro omolesbobitransfobia, abilismo e misoginia.

Quell’esultanza indicibile e così fragorosa è la colonna sonora di ogni discriminazione che accade oggi in Italia, il lasciapassare per ogni crimine d’odio che è risultato “normalizzato” da un dibattito politico in cui la Meloni ha interpretato (al solito) la parte del leone dimostrando in più di un’occasione di non conoscere nemmeno il disegno di legge e utilizzando le stesse formule dell’estremismo destrorso che ascoltiamo sulla bocca di Orban, di Putin, del patriarca Kirill.

Diritti negati agli Lgbt

Per ritrovare quelle frasi basta fare un salto indietro di qualche giorno quando Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha strepitato durante l’evento di Vox, il partito di ultradestra spagnolo che non si vergogna di rifarsi al franchismo. Anche in quel caso abbiamo sentito parlare di “lobby lgbt”, di “ideologia gender” e del rischio che corre la “famiglia naturale”.

Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia hanno deliberatamente deciso di proporsi come partito di riferimento per tutti i difensori del diritto di essere omotransfobici. Lo fa senza nasconderlo, lo ripete dappertutto seppur con l’accortezza di farlo di sponda.

Bisogna scriverlo chiaro e tondo, proprio ora che Meloni e Fratelli d’Italia si preparano per diventare classe dirigente del Paese. Loro lo chiamano “odio verso Giorgia Meloni” ma è una radiografia delle parole, dei modi e dei temi che hanno deciso da tempo di cavalcare. Non accade in Qatar, Arabia Saudita o in Russia. Sta accadendo qui.