Cambiare sì, stravolgere no. Il Codice appalti è necessario. Il vice presidente Inail, Lazzara, contro l’abolizione: “Azzerando la normativa a rischio la trasparenza”

Il vice presidente Inail, Paolo Lazzara, è contro l'abolizione del codice degli Appalti: "Azzerando la normativa a rischio la trasparenza".

Cambiare sì, stravolgere no. Il Codice appalti è necessario. Il vice presidente Inail, Lazzara, contro l’abolizione: “Azzerando la normativa a rischio la trasparenza”

La bozza del decreto Semplificazioni ha punti assai controversi. II primo è l’eliminazione della soglia massima del 40% di lavori che si possono dare in subappalto. Così si apre la strada alla criminalità, sostengono i critici. Professore Paolo Lazzara, ordinario di diritto amministrativo all’Università degli Studi Roma Tre e vice presidente dell’Inail, cosa ne pensa?
“Sono d’accordo sulle critiche. La disciplina del subappalto, pur essendo molto complessa, trova fondamento nella tutela del lavoratore, nel contrasto al lavoro nero e nel controllo delle infiltrazioni criminali. Il subappalto libero consente alle aziende non qualificate, prive cioè del certificato antimafia, di partecipare al contratto, alla realizzazione delle opere in qualità di subappaltatori. Sostanzialmente col subappalto libero si perde il controllo sulla qualità degli operatori nell’ultima fase esecutiva dell’appalto. Significa – nei fatti – non avere più il controllo da parte dell’amministrazione su chi fa cosa e sulla regolarità dei lavoratori. Il risultato è che l’appalto rischia di vincerlo un grosso operatore totalmente incapace sul piano operativo, che poi distribuisce tutto ai subappaltatori. Avremmo dei super partecipanti che però non hanno capacità aziendali intrinseche perché poi ricorrerebbero massicciamente al subappalto. Favorirebbe i grossi operatori privi di azienda propria”.

Altro punto contestato il criterio del massimo ribasso per le gare.
“E’ un criterio vietato dal diritto comunitario che lo ammette in casi del tutto eccezionali e marginali. Sarebbe un clamoroso passo indietro nell’ottica dell’innovazione e della premialità della qualità perché il massimo ribasso porta i prezzi a scendere al punto da compromettere la qualità dei prodotti, del lavoro e del servizio e non di rado i margini di ribasso vengono ricavati dai bassi salari o da materiali e lavorazioni scadenti. Quindi si fa addirittura un dumping salariale nei servizi ad alto tasso di manodopera”.

Polemiche anche sull’appalto integrato con progettazione ed esecuzione affidate allo stesso soggetto.
“Qui si tocca un altro punto giuridicamente delicato. L’ appalto integrato vive in un conflitto di interessi tra chi fa il progetto e chi lo realizza. Identificando le due figure ci sarebbero grossi problemi. Unificando queste figure che invece devono essere in reciproco e sano antagonismo si crea un vuoto di garanzia e di responsabilità. Inoltre vengono tagliati fuori tutti gli studi professionali di progettazione a vantaggio dei grossi gruppi economici che prendono dentro di sé i progettisti come propri dipendenti perché hanno poi la forza esecutiva della parte realizzativa, quella successiva”.

Il leader della Lega Matteo Salvini propone di azzerare il Codice degli Appalti. Tra le proteste del presidente dell’Anac.
“Non entro nel dibattito politico. Probabilmente è una proposta provocatoria rispetto a innegabili malfunzionamenti e lungaggini che nessuno nega. Da tecnico ritengo però che in questo modo si travolgerebbero molti successi che sono stati fatti su innovazione, qualità, tutela dell’ambiente, trasparenza. Una totale deregulation sarebbe dagli esiti imprevedibili. Giuridicamente sarebbe un enorme problema anche perché mancherebbe la base normativa che guida l’operato delle stazioni appaltanti. Considerare le leggi come dei vincoli non è sempre convincente, perché le leggi per la Pa sono delle guide. Far venire meno questa rete di guida e di protezione non è detto che porti a un’accelerazione delle gare. Si potrebbe avere un esito paradossale. Condivido la posizione dell’Anac. Sono stati fatti tanti passi in avanti nella trasparenza e anche nella formazione del personale pubblico. Questo si evince anche dagli atti che vengono pubblicati dalle piccole e grandi stazioni appaltanti, sul web. La qualità di questi atti è molto migliorata. Tornare indietro non conviene. E mi faccia dire anche un’altra cosa…”.

Dica pure…
“Si può discutere dei difetti di questa normativa e di tutte le cose migliorabili. Si può discutere di come rafforzare le centrali di committenza, come risolvere il problema delle offerte anomale, la cui gestione è complicata e alimenta contenziosi defatiganti, e altro ancora. I punti da migliorare sono tanti ma senza toccare i principi giuridici della trasparenza, della responsabilità e della tutela dei lavoratori. Insomma, com’è stato detto da molti, semplificare non significa deregulation. Si possono semplificare molti aspetti procedimentali e formali senza tuttavia incidere sul delicato equilibrio degli interessi in campo, delle garanzie e delle tutele garantite dall’ordinamento”.