Colpo di mano delle destre sul voto. Per scippare un seggio al M5S

Blitz alla Camera per cambiare le regole retroattivamente. Obiettivo: sfrattare la Orrico (M5S) e ripescare Gentile (FI).

Colpo di mano delle destre sul voto. Per scippare un seggio al M5S

Si dice spesso che non si possono cambiare le regole del gioco quando la partita è in corso, figuriamoci quando l’intero match è già concluso da tempo. Un vecchio adagio che tutti conoscono ma che sembra ignoto alla maggioranza che, al contrario, sta provando a forzare la mano – con un discutibile emendamento – al fine di riscrivere i risultati della sfida elettorale dello scorso 25 settembre e scippare il seggio in Parlamento alla pentastellata Anna Laura Orrico e assegnarlo al forzista Andrea Gentile.

Blitz alla Camera per cambiare le regole retroattivamente. Obiettivo: sfrattare la Orrico (M5S) e ripescare Gentile (FI)

A denunciare quanto sta accadendo nella giunta per le Elezioni della Camera, è M5S che non ha intenzione di farla passare liscia alla maggioranza come detto chiaramente nella conferenza stampa ad hoc a cui hanno partecipato il leader pentastellato Giuseppe Conte, il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, la vicecapogruppo Vittoria Baldino, la vicepresidente della giunta per le Elezioni Carmela Auriemma e la capogruppo in giunta delle Elezioni Stefania Ascari.

Questa “non è una battaglia estemporanea perché M5S ha sempre portato avanti numerose battaglie in sede di giunta per le elezioni a tutela della democrazia e degli elettori. Su questo non intendiamo assolutamente abbassare la guardia” ha spiegato Silvestri dicendo che “se necessario ci rivolgeremo anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella” in qualità di “garante della Costituzione”.

A spiegare nel dettaglio il tentativo del Centrodestra è stata la vicepresidente della giunta per le Elezioni, Auriemma che ha esordito spiegando che “i quattro partiti di maggioranza hanno presentato un emendamento che va a cambiare una regola chiara del manuale del ministero dell’Interno, consegnato ai presidenti di seggio elettorale” per “modificare un caso esplicito di nullità, previsto nel manuale del 2022 e anche in quello del 2018”.

A pagina 103 del documento, come spiegato da Auriemma, si dice chiaramente che sono nulle le schede in cui l’elettore traccia segni di voto sul nominativo di più candidati uninominale o sul contrassegno di più liste anche se collegate tra loro. Ebbene una regola chiara ed ineccepibile che, però, al Centrodestra non sembra piacere tanto da volerla modificare così da “recuperare tutte queste schede nulle così da garantire un seggio in Calabria a un candidato di Forza Italia”.

Dura anche la deputata Ascari secondo cui quanto sta accadendo è un “fatto gravissimo dal punto di vista politico” perché “cambiare le regole ex-post significa sovvertire dei principi di legalità posti a base della nostra Costituzione”. Ed è proprio questo il nodo del discutere su cui si è scagliata poco dopo la Baldino con un durissimo intervento in cui ha detto di non aver “ben compreso se gli stessi esponenti della maggioranza hanno capito l’emendamento che hanno sottoscritto” perché tutto ciò “potrebbe avere delle conseguenze anche sulla ripartizione dei seggi del proporzionale e quindi sull’intero Parlamento”.

Così “a fronte di un candidato che recupererebbero, potrebbero perderne un altro da qualche parte dell’Italia”. Ma la Baldino è un fiume in piena e spiega anche che secondo lei la cosa più grave è che nessuno sta tenendo a mente il motivo per il quale il Viminale ha inserito questa regola di nullità. Secondo la pentastellata la risposta è “molto semplice ossia il voler evitare il controllo da parte dei partiti e dei candidati” in quanto “è evidente che se un elettore barra due simboli della stessa coalizione lo fa per essere riconoscibile”.

Ma a conclusione arriva l’intervento più duro da parte di Conte che, mostrando un fac simile della scheda elettorale, spiega di non essere interessato “che dietro questa vicenda ci sia il rampollo di una nota dinastia politica calabrese che ha espresso sindaci, consiglieri regionali, assessori regionali, senatori e sottosegretari. Si tratta piuttosto di una questione di democrazia”. Ma questo emendamento delle destre non si può limitare ad essere applicata al singolo collegio, come sperano nella maggioranza, ma secondo Conte andrà “applicata all’intero territorio nazionale, rendendo assolutamente incerta la composizione delle nostre aule parlamentari” che quindi sarebbero costrette a fermarsi.