“Noi ci aspettiamo dal Pd lo stesso atteggiamento che nel 2019 Fratelli d’Italia ha avuto nei confronti di Paolo Gentiloni. E quindi mi auguro che vogliano, e possano, convincere la propria famiglia politica, i Socialisti, a promuovere Fitto in audizione. Se così non fosse, sarebbe un’occasione persa per l’Italia”. Le parole di Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles fanno il paio con quelle della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che a Cinque minuti su Rai1 il 17 settembre ha detto: “Raffaele Fitto, esponente al Parlamento europeo di Fratelli d’Italia, all’opposizione dell’allora governo di centrosinistra, votò Paolo Gentiloni”. Ma è vero? Ovviamente no.
La destra italiana sembra avere la memoria corta. O forse, più probabilmente, spera che siano gli elettori ad averla. Perché la realtà dei fatti, come ricostruito da Pagella Politica, racconta una storia ben diversa da quella che Meloni e compagni stanno cercando di vendere.
La realtà dei fatti: da Fitto a Gentiloni, un viaggio nel passato
Riavvolgiamo il nastro al settembre 2019. Gentiloni viene nominato commissario europeo dal governo Conte bis. La reazione di Fratelli d’Italia? Un secco “Gentiloni? No grazie” sui social, accompagnato da critiche feroci. Lo stesso Fitto, allora eurodeputato di FdI, definì la nomina “l’ultimo frutto avvelenato del patto delle poltrone tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico”. Non proprio un caloroso benvenuto.
Il processo di nomina di un commissario europeo è complesso e prevede diversi passaggi. C’è l’audizione davanti alla commissione parlamentare competente, dove effettivamente il coordinatore del gruppo Ecr (di cui fa parte FdI) non si oppose formalmente alla nomina. Ma attenzione: questo non equivale a un voto favorevole.
Il momento della verità arrivò il 27 novembre 2019, quando il Parlamento europeo votò per approvare l’intera Commissione von der Leyen, Gentiloni incluso. E qui le bugie hanno le gambe cortissime. I registri del Parlamento europeo parlano chiaro: tutti gli eurodeputati di Fratelli d’Italia, Fitto compreso, votarono contro. Sì, avete letto bene: contro. Quindi, ricapitolando: FdI ha criticato aspramente la nomina di Gentiloni, ha espresso perplessità durante tutto il processo e alla fine ha votato contro la sua nomina. Ma oggi dicono di averlo sostenuto.
Il gioco pericoloso della disinformazione
Ma perché adesso raccontano un versione diversa? La risposta è semplice: ora che il gioco si è invertito, con Fitto candidato commissario, FdI spera di poter ricattare moralmente l’opposizione. “Noi siamo stati leali con voi, ora tocca a voi esserlo con noi”, sembrano dire. Peccato che il ragionamento crolli dalle fondamenta.
La verità è che la destra italiana sta giocando una partita pericolosa. Non solo travisa i fatti, facilmente verificabili, ma cerca di manipolare il processo democratico europeo chiedendo all’opposizione di sostenere Fitto non per merito, non per competenza, ma per una presunta reciprocità che non è mai esistita.
E c’è di più. Questo atteggiamento rivela una visione miope e provinciale della politica europea. FdI sembra vedere le nomine dei commissari come una sorta di scambio di favori tra partiti nazionali, mettendo in secondo piano l’importanza di avere figure competenti e indipendenti alla guida delle istituzioni europee.
Ma forse la cosa più preoccupante è il disprezzo per la verità piegata agli interessi politici. In un’epoca in cui la disinformazione è già un problema enorme, vedere un partito di governo distorcere così apertamente la realtà è inquietante. Persino su fatti così facilmente verificabili.