Commissioni di Camera e Senato. Meloni pigliatutto

La maggioranza ha chiuso definitivamente la squadra di Governo eleggendo i presidenti delle Commissioni di Camera e Senato.

Commissioni di Camera e Senato. Meloni pigliatutto

Dopo tanto tribolare e non pochi litigi, la maggioranza ha chiuso definitivamente la squadra di Governo. Con le quattordici commissioni parlamentari della Camera che ieri si sono insediate e hanno eletto i rispettivi presidenti, sancendo ufficialmente una tregua nella maggioranza e con la conferma dell’accordo sulla spartizione che era trapelato già nei giorni scorsi, oggi si è chiuso anche il cerchio con le 10 commissioni permanenti del Senato.

La maggioranza ha chiuso definitivamente la squadra di Governo eleggendo i presidenti delle Commissioni di Camera e Senato

Il punto di partenza è che ieri a Montecitorio tutto è andato come da programmi, ossia con Fratelli d’Italia che si è presa sette presidenze, la Lega quattro e Forza Italia tre. Può sembrare un risultato scontato ma così non è perché, a dispetto di quanto si creda, nella maggioranza le tensioni vanno avanti da settimane con le truppe di Silvio Berlusconi che hanno rimarcato, letteralmente in ogni occasione possibile, di aver subito un trattamento sfavorevole rispetto a quello accordato a Matteo Salvini & Co.

Proprio per questo gli azzurri, con dichiarazioni ai quattro venti in cui hanno preso le distanze dalle prime iniziative del Governo oppure hanno messo paletti su pure e semplici dichiarazioni d’intenti, hanno chiesto compensazioni. Ma queste, com’è evidente dal fatto che la spartizione non è stata smossa nemmeno di un millimetro, hanno incontrato un secco e deciso No da parte di Giorgia Meloni che, ormai da tempo, è stanca delle continui tensione che agitano una maggioranza che ha stravinto le elezioni e, almeno sulla carta, può fare quasi tutto ciò che vuole.

Ma è analizzando la lista di nomi dei quattordici neo presidenti che spuntano alcuni aspetti curiosi. Il primo è senza dubbio il fatto che la coalizione della Meloni, ossia della prima premier donna della storia d’Italia, alla Camera non risulta eletta nemmeno una donna. Insomma se il buon giorno si vede dal mattino, allora tra questa infornata e alcune dichiarazioni sui diritti – e in particola l’aborto, c’è ben poco da stare sereni. L’altra particolarità è che tra i quattordici presidenti spuntano alcuni nomi di big rimasti fuori dagli incarichi di Governo.

Uno di questi è Giulio Tremonti (nella foto) di Fratelli d’Italia che sembrava destinato al ministero delle Finanze ma, davanti al veto degli alleati della Meloni, era rimasto a spasso. Per lui, a distanza di 28 anni dal suo primo incarico di ministro delle Finanze, la compensazione giusta è stata trovata nella poltrona di presidente della Commissione Esteri. Sempre tra le fila di Fratelli d’Italia sono stati eletti Ciro Maschio alla Giustizia; Marco Osnato alle Finanze; Federico Mollicone alla Cultura; Mauro Rotelli all’Ambiente; Salvatore Deidda ai Trasporti e, in ultimo, Walter Rizzetto al Lavoro.

Alla Lega, invece, sono andate le presidenze della Difesa con Antonino Minardo, all’Agricoltura Mierco Carloni, alle Politiche Ue Alessandro Giglio Vigna e, in ultimo, alle Attività produttive Alberto Gusmeroli. Delusione in Forza Italia che sperava di ottenere ben più delle tre presidenze che si è vista assegnare. Quel che è certo è che alla fine agli azzurri è stata concessa la compensazione per il il deputato Giuseppe Mangiavalori che era rimasto fuori dalla partita per i sottosegretari e ora si potrà accomodare al vertice della Commissione Bilancio. Sempre tra i forzisti è stato scelto Ugo Cappellacci agli Affari sociali e Nazario Pagano agli Affari costituzionali.

Al Senato cinque presidenze sono andate ad FdI

Chiusa la pratica alla Camera, oggi è toccato al Senato dove 5 presidenze sono andate a Fratelli d’Italia, 3 alla Lega e 2 a Forza Italia. Le altre dieci vicepresidenze sono andate alle opposizioni: 3 al Movimento 5 stelle e al Partito democratico, 2 ad Azione-Italia viva, una all’Alleanza Verdi Sinistra e una alle Autonomie.

La presidenza della Commissione Affari costituzionali è andata a Alberto Balboni (FdI). La presidenza commissione Giustizia a Giulia Bongiorno della Lega. Stefania Craxi (FI) è stata confermata alla presidenza della commissione Esteri. La commissione Politiche Ue ha eletto presidente Giulio Terzi di Sant’Agata, di Fratelli d’Italia. Alla commissione Programmazione economica e Bilancio è stato eletto Nicola Calandrini, anche lui di FdI. Il leghista Massimo Garavaglia è, invece, il nuovo presidente della commissione Finanze e Tesoro.

La commissione Cultura di Palazzo Madama sarà invece presieduta da Roberto Marti della Lega. A Claudio Fazzone di Forza Italia va la presidenza della commissione Ambiente. Luca De Carlo è il neo presidente della commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare. Francesco Zaffini, sempre di Fratelli d’Italia, è il nuovo presidente della commissione Affari sociali, sanità e lavoro del Senato.

La prossima settimana toccherà alle presidenze delle commissioni bicamerali

La prossima settimana toccherà, infine, ai presidenti delle commissioni bicamerali. Il Copasir e la giunta per il regolamento spettano alle opposizioni, come la Vigilanza Rai e le Giunte per le Elezioni e le Immunità. Tra i nomi sul tavolo per il Comitato di controllo sull’intelligence restano quelli dei dem Lorenzo Guerini e Enrico Borghi. Per la Vigilanza Rai sarebbero in pole Stefano Patuanelli e Alessandra Todde del M5S.