Concorsone alla Forestale

di Angelo Perfetti

Sarà anche vero che la situazione generale del Paese è preoccupante, che la mancanza di lavoro è una condizione difficile e genera ansia, ma che gran parte delle persone con questo disturbo si sia data appuntamento al concorsone per 400 allievi Vice ispettori del Corpo Forestale dello Stato è sicuramente curioso. Sì perché in tanti sono stati esclusi dopo le prime prove, con tutte motivazioni stranamente simili: “disturbo dell’adattamento con ansia”, piuttosto che “disturbo d’ansia”, o ancora “carenza di controllo emotivo”.

Ansia da prestazione
Ma gli “ansiosi” non si sono rassegnati, e hanno fatto ricorso al Tar, non prima però di essersi premuniti di visite mediche per poter dimostrare di avere ragione. Ecco allora che sono state fatte prima perizie di parte, con risultati completamente diversi da quelli fatti uscire dalla Commissione giudicatrice del concorso. Con quelle pezze d’appoggio, è stato chiesto di andare a visita all’Ospedale militare romano del Celio, in cui una Commissione medica ospedaliera (formata da tre membri, tra cui un medico legale e uno psichiatra) ha fornito le proprie conclusioni. Ce però anch’esse sono andate nella direzione opposta rispetto a quanto deciso dalla Commissione del concorso.

A un passo dalla vetta
Le modalità di questo concorso, non hanno previsto prima le visite attidudinali e poi le prove concorsuali in senso stretto, ma l’ordine è stato inverso. Così si è creata una situazione imbarazzante: le prove già espletate avevano creato una classifica che possiamo definire provvisoria, ma ben visibile. I punteggi acquisiti davano concrete speranze di essere i vincitori del concorsone, fino alla doccia fredda: lo stato d’ansia – come in un perverso gioco dell’oca – rimandava anche i più bravi alla casella di partenza;anzi peggio, li estrometteva proprio dalla competizione.

Le sentenze
Il Tar del Lazio, però, con le sentenze 05137, 05139 e 05140 ha rimesso in discussione l’intera procedura concorsuale, definendo “erroneo” il giudizio originario “adottato su presupposti di fatto travisati frutto di esercizio di discrezionalità tecnica”. Di conseguenza ha accolto tutti i ricorsi – che a questo punto potrebbero essere solo i primi di una lunga srie – annullando il mancato inserimento in graduatoria dei ricorrenti e ordinando all’autorità amministrativa (in questo caso il Ministero delle politiche agricole) di eseguire la sentenza. Non solo, ma in alcuni casi si è andati anche oltre. Qualcuno aveva provato a chiedere alla Commissione di ripetere l’esame, evidentemente non soddisfatto di come fosse andata la prova nei modi in cui questa era stata espletata, ma il Corpo Forestale dello Stato, con nota dell’11 novembre 2013, aveva negato il riesame del candidato”. Di qui il ricorso (nel quale si parla addirittura di eccesso di potere) l’ulteriore richiesta di visite all’ospedale militare del Celio.

Cosa accade ora
Il concorso non è ancora arrivato alla sua definizione, e dunque queste sentenze entrano in gioco in un momento in cui è ancora possibile modificare le graduatorie senza dover annullare il concorso stesso. Ma entrano “a gamba tesa”, perché vanno a scardinare alcune posizioni in qualche modo già acquisite, il che non mancherà di provocare ulteriori malumori seguiti da altri ricorsi.

Costi inutili
Resta il fatto che, la di là del merito, questa storia ha già iniziato a produrre qualche piccolo effetto negativo sulle finanze pubbliche. Con le condanne, peraltro inappellabili, sono arrivate anche le condanne a risarcire i ricorrenti, oltre al pagamento delle spese per le convocazioni delle Commissioni mediche che hanno dovuto effettuare le verifiche al Celio. Insomma, un altro piccolo spreco nel mare magnum della burocrazia italiana. E un altro ingranaggio dello Stato che non gira come dovrebbe.