di Carmine Gazzanni
Il lavoro nobilita l’uomo. Così recita il proverbio. Sarà pur vero, ma a patto che prima ci si goda un bel po’ di ferie, magari di un mese e si ricominci il “duro lavoro” da febbraio. Questa sembrerebbe essere la sonata in voga nei Consigli regionali di tutta Italia. A parte qualche eccezione, infatti, pare proprio che i consiglieri regionali, un po’ per digerire il panettone e il cotechino un po’ per riprendersi dallo stress festivo, a gennaio non abbiano tutta questa gran voglia di discutere i vari problemi della propria Regione. O, perlomeno, non hanno tanta voglia di farlo nelle aule consiliari. Prendiamo la Calabria e chiediamoci: quante volte si è riunito il consiglio presieduto da Nicola Irto (Pd) nel 2016? Basteranno due mani per conteggiare le innumerevoli riunioni consiliari? No, non bastano perché non servono, dato che da inizio anno in Calabria ci si è visti in Aula una sola volta. Cioè ieri otto febbraio. Sarà un caso isolato, dirà qualche pio ottimista. Peccato che non sia così. Saltiamo lo Stretto e approdiamo in Sicilia. L’Assemblea Regionale si è riunita sei volte, più o meno una volta a settimana. Non di più. Ma c’è chi fa anche peggio. Nella Campania, ad esempio, nessun “sorrisetto” (come direbbe il buon Crozza nei panni di Vincenzo De Luca) dato che in 40 giorni ci si è visti soltanto tre volte, due volte il 29 gennaio (mattina e pomeriggio) e una volta il 3 febbraio. E nella Regione della Capitale d’Italia? Si sale ma solo di poco: soltanto quattro sedute e si “strapperà” la quinta mercoledì 10 febbraio. Spostiamoci, a questo punto, al Nord, all’indefesso Nord. Andiamo, ad esempio, in Piemonte. Il Presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus (anche lui Pd), ha convocato l’Aula da inizio 2016 il 19 febbraio, il 2 febbraio e oggi è prevista la terza e ultima.
COMMISSIONI VUOTE – Ma attenzione. Facilmente, a questo punto, qualcuno potrebbe dire: sì, ma certamente i consiglieri avranno lavorato senza batter ciglio. Siamo proprio sicuri? Andiamo a vedere. Restiamo proprio in Piemonte, dove la I Commissione (Bilancio) si è incontrata due volte, il 12 e il 14 gennaio. Dopodiché silenzio assoluto. Che dire, ancora, della Campania. Nonostante qui la sanità stia andando letteralmente allo sfascio (è commissariata), la Commissione competente non si vede addirittura da novembre 2015. Mentre nel Lazio la IV commissione (che si occupa, tra le altre cose, anche di mobilità, non certo roba da poco nel Lazio) si incontrerà per la prima volta giovedì.
UN PO’ DI CONTI – Insomma, numeri che lasciano abbastanza spiazzati. Specie se consideriamo quanto costano gli enti regionali al singolo cittadino. Cofrontando i costi 2015 dei Consigli (tra personale e rappresentante) vediamo che, ad esempio, quello calabrese è costato oltre 75 milioni di euro. Qualcosa come 38 euro a cittadino, neonati compresi. Un rapporto enorme, superiore pure a quello siciliano (l’Assemblea dell’isola è stata nel 2015 la più costosa in assoluta: oltre 158 milioni di euro), il più alto in tutta Italia, secondo solo a quello della Basilicata, dove ogni cittadino spende per mantenere il proprio Consiglio regionale 46 euro a testa. Almeno in terra lucana fino ad oggi si sono visti tre volte. Sempre meglio della Calabria dove solo ieri, finalmente, i consiglieri hanno ripreso il duro lavoro.
Twitter: @CarmineGazzanni