Consob, cresce il numero delle famiglie in difficoltà

Secondo l'ultimo rapporto della Consob, per l'80% degli italiani è difficile gestire finanze.

Consob, cresce il numero delle famiglie in difficoltà

“La percentuale di investitori che riferisce di aver registrato un calo temporaneo o permanente delle proprie entrate si attesta al 23%, in aumento rispetto al 2021 (quando si attestava al 17%). È cresciuta anche la percentuale di famiglie ‘fragili’, ossia in difficoltà nel far fronte a spese fisse e ricorrenti, portandosi al 37% del campione (33% nel 2021)”. È quanto emerge dall’ottavo Rapporto Consob Le scelte di investimento delle famiglie italiane. Rimane stabile, invece, al 23%, la quota di individui che dichiara di non essere in grado di gestire una spesa imprevista di 1.000 euro (famiglie ‘esposte’).

Il presidente della Consob, Savona: “L’inflazione opera come una tassa occulta e iniqua”

“L’inflazione ha da sempre legami con la quantità di moneta e questa con il finanziamento della spesa pubblica attraverso l’indebitamento statale: essa opera come una tassa occulta e iniqua violando il fondamento democratico della no taxation withour rapresentation” ha detto il presidente della Consob, Paolo Savona (nella foto), presentando il Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane 2022. “Nonostante la perdita del potere di acquisto subito – nota Savona – la consistenza del risparmio è rimasta immutata”.

Secondo l’ultimo rapporto della Consob, per l’80% degli italiani è difficile gestire finanze

Dunque, secondo l’analisi della Consob, l’inflazione erode il potere di acquisto del reddito disponibile; il disagio economico delle famiglie torna ad aumentare; la ricchezza finanziaria in rapporto al reddito disponibile si riduce, pur rimanendo superiore a quella dei maggiori paesi dell’area euro.

Secondo l’indagine che analizza conoscenze, attitudini e comportamenti di un campione di 1.436 individui, di cui l’80% uomini, gli investitori sembrano sempre più consapevoli della necessità di innalzare le proprie competenze, visto che nel 66% dei casi (+10 punti percentuali rispetto al 2021) si dichiarano disposti ad approfondire temi utili per le scelte finanziarie più importanti.

A tal fine, il riferimento indicato più di frequente sono gli intermediari (34% dei casi, in calo di 8 punti percentuali rispetto al 2021), che il 32% dei rispondenti ritiene dovrebbero adoperarsi anche per accrescere le conoscenze finanziarie dei cittadini, oltre alle istituzioni pubbliche (segnalate nel 30% dei casi) e alla scuola (26%).

Il 47% degli intervistati afferma di aver contratto debiti verso un intermediario finanziario

Rispetto al 2021 è diminuita la percentuale di intervistati che pianificano e definiscono un bilancio familiare (12% dal 16%), mentre è aumentata la quota di investitori che risparmiano in modo occasionale (44% dal 37% nel 2021). Per quanto riguarda l’indebitamento, il 47% degli intervistati afferma di aver contratto debiti verso un intermediario finanziario (40% dei casi) e/o verso parenti e amici (13%), per l’acquisto o la ristrutturazione di una abitazione e/o per affrontare spese correnti.

Gli investitori che si avvalgono dei consigli di un professionista non sempre mostrano piena consapevolezza delle caratteristiche del servizio sebbene gli individui assistiti da un professionista detengono un portafoglio più diversificato rispetto alla parte restante del campione, per il quale le attività più diffuse rimangono i certificati di deposito e i buoni fruttiferi postali (50% delle famiglie), seguiti dai fondi comuni (29%) e titoli di Stato italiani (18%).

Un tratto stabile degli investitori italiani è l’elevata avversione al rischio, che si conferma nel 2022: il 70% circa del campione afferma, infatti, di essere orientato verso investimenti che offrono rendimenti contenuti a fronte di rischi bassi o moderati (65% nel 2019). Il 69% non tollererebbe una sia pur minima perdita del capitale investito (anche se il 65% potrebbe sopportare perdite nel breve periodo a fronte di buone prospettive nel lungo termine).

Il 63% degli investitori trova difficile risparmiare in vista di obiettivi troppo lontani nel tempo e, in effetti, tra questi solo il 28% dichiara di avere un orizzonte temporale di investimento superiore a 5 anni. Il 77% preferisce individuare obiettivi di breve-medio periodo.