Consulenza a Casaleggio, Philip Morris parte con le querele. La Procura di Milano apre un’inchiesta. Il colosso del tabacco: mai fatto pressioni

“Accogliamo con favore la notizia che la Procura della Repubblica di Milano ha aperto un fascicolo d’inchiesta sul rapporto tra Philip Morris Italia e la Casaleggio Associati che speriamo possa provare al più presto l’infondatezza delle accuse”. A parlare così non è un politico delle opposizioni come qualcuno potrebbe credere ma la stessa multinazionale del tabacco convinta che dagli accertamenti dell’inchiesta, la quale al momento non prevede né ipotesi di reato né indagati, verrà chiarito ogni addebito.

Stando a quanto trapela dalla Procura meneghina, diretta dal procuratore Francesco Greco, l’apertura del fascicolo è un atto dovuto e ha come obiettivo quello di comprendere la natura del rapporto commerciale tra la società milanese e la Philip Morris, quest’ultima finita al centro di una puntata di Report e di una serie di articoli da parte del Riformista. In caso venissero ravvisate irregolarità, i magistrati approfondiranno se sussista un nesso tra quella consulenza ed eventuali interventi normativi favorevoli all’industria del tabacco presentati dal Movimento 5 Stelle e, soprattutto, se ci sia stata una interferenza da parte di Casaleggio, che è anche presidente di Rousseau, la piattaforma web su cui vengono decise politiche e candidature del gruppo.

BOTTA E RISPOSTA. Inchiesta che non sembra affatto scalfire né i grillini, né la Philip Morris che con un comunicato ha sia annunciato una querela nei confronti del quotidiano Il Riformista che smontato, letteralmente punto su punto, le numerose accuse che gli sono state rivolte. Nell’ambito di quella che la multinazionale definisce come “una grave campagna diffamatoria iniziata lo scorso 26 novembre e tuttora in corso”, viene spiegato che “Philip Morris Italia non finanzia partiti, fondazioni o movimenti politici in Italia ed agisce nel pieno rispetto della legge”.

Anzi tutto sarebbe avvenuto alla luce del sole con “la Casaleggio Associati, che rappresenta una delle più qualificate agenzie nei servizi di comunicazione digitale” e che “ha supportato Philip Morris Italia nella costruzione ed espansione della comunicazione corporate dell’azienda sui canali digitali” oltre a prevedere “servizi quali la creazione di contenuti multimediali, la gestione dei profili social dell’azienda, il supporto per eventi aziendali e non, e il monitoraggio online”. Contrariamente a quanto sostenuto dal quotidiano, la multinazionale ha voluto anche precisare che “il livello di tassazione vigente in Italia è in linea con quello previsto in altri Stati Membri dell’Unione Europea e non rappresenta un’eccezione”.

A far detonare la vicenda è stato il servizio di Report sui finanziamenti ricevuti dall’eurodeputato di M5S, Dino Giarrusso. In quel servizio l’ex Iena si era difeso spiegando di aver ricevuto “un contributo come tutti i parlamentari del Movimento. Io odio il fumo, non ho nulla a che fare con la lobby del tabacco. Ho pensato solo: se hanno finanziato tutti gli eletti alle politiche del 2018, potranno finanziare anche me”. Dichiarazioni sulle quali è ritornato Il Riformista che ha denunciato l’esistenza di quella che definiscono una sospetta collaborazione tra la Philip Morris e Davide Casaleggio. Fatti per i quali la Guardia di Finanza dovrà analizzare 49 fatture, che, secondo i media, avrebbero avuto cadenza mensile, per un importo che varia tra i 40 e i 50mila euro al mese. Pagamenti che, secondo la tesi del quotidiano, sono avvenuti nel periodo in cui sono state abbassate dal Parlamento le tasse sulle sigarette elettroniche.