Conte a un punto da Draghi. Il 58% degli italiani sta con l’avvocato del popolo. Malgrado sia fuori dalla scena pubblica da 4 mesi l’ex premier gode ancora di ampi consensi

Non è più premier e non è ancora leader del M5S, eppure Conte nell’indice di gradimento dei leader è ad appena un punto da Draghi.

Conte a un punto da Draghi. Il 58% degli italiani sta con l’avvocato del popolo. Malgrado sia fuori dalla scena pubblica da 4 mesi l’ex premier gode ancora di ampi consensi

Non è più presidente del Consiglio da oltre tre mesi – esattamente dal 13 febbraio scorso -, non è ancora ufficialmente leader del MoVimento 5 stelle – sebbene di fatto lo sia e stia alacremente lavorando ad un programma e ad un processo di rifondazione – non rilascia interviste nei talk tv da tempo, eppure nell’indice di gradimento dei leader Giuseppe Conte è ad appena un punto dal suo successore a Palazzo Chigi Mario Draghi. È il dato principale del sondaggio dell’Istituto Piepoli (realizzato il 10 maggio, 500 casi e metodologia Cati-Cawi) pubblicato da Affaritaliani.it: rispetto ai dati del 3 maggio, il capo dello Stato Sergio Mattarella risulta in rialzo al 62%, in seconda posizione c’è sempre il premier Draghi in rialzo al 59% e a seguire, appunto, Conte al 58% (stabile).

In quarta posizione, il ministro della Salute Roberto Speranza al 45% (in salita), in leggero rialzo anche il segretario dem Enrico Letta, ora al 34% in termini di fiducia. Lo segue il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni (33%). Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in leggero rialzo al 25%, Silvio Berlusconi stabile al 18%, molto basso invece il leader di Italia Viva Matteo Renzi (ultimo al 10%, a pari merito col garante del MoVimento Beppe Grillo). Situazione diversa quella fotografata da Emg per Agorà: in testa ai politici più apprezzati c’è comunque l’attuale premier (52%), seguito, secondo il sondaggista Fabrizio Masia, da Giorgia Meloni al 44% (il suo trend di gradimento è in crescita di un punto percentuale rispetto alla precedente rilevazione) mentre al terzo posto c’è Conte al 39%, comunque molto ‘alto’, poi i governatori di Veneto Luca Zaia (stabile al 38%) ed Emilia Romagna Stefano Bonaccini al 37% mentre nelle ultime tre posizione troviamo Matteo Salvini al 34%, Enrico Letta al 31% e Silvio Berlusconi al 28%.

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Nella ‘sfida a destra’ vice dunque, decisamente la leader di Fratelli d’Italia, in crescita anche come partito con il 18,5% dei consensi a soli 3,7% punti di distanza dalla Lega, che però resta in vetta con il 22,2% (in lieve crescita rispetto a 7 giorni fa) mentre il M5S slitta in terza posizione (18,4%), perdendo lo 0,6%, e il Pd è fuori dal podio con il 16,9% dei consensi. Va detto però che la rilevazione di Emg è l’unica che vede FdI scalzare il Pd: secondo la Supermedia dei sondaggi elaborata da Youtrend per Agi, infatti, la Lega è data al 21,8% (in calo di mezzo punto rispetto a due settimane fa e sotto al 22% per la prima volta in 3 anni), seguita dal Pd al 19,4% (in crescita, +0,6%), da FdI al 18,5% (+0,5 punti su base bisettimanale) e i pentastellati con il 16,4%. Forza Italia, stabile al 7,6%.

In ogni caso, per il co-fondatore di Youtrend Lorenzo Pregliasco, sentito da La Notizia “La curva della Lega e quella di FdI sono convergenti, con quest’ultimo che sale e il Carroccio che scende. La sfida per la leadership è apertissima, il rischio per Salvini è che una volta che passi dietro è molto più difficile risalire: se ci fosse il sorpasso di FdI sarebbe difficile anche mediaticamente e psicologicamente recuperare terreno. Così come Berlusconi nel 2018 fu ‘travolto’ dall’ascesa della Lega, Salvini potrebbe esserlo da quella della Meloni”. Per quanto riguarda la ‘tenuta’ del gradimento nei confronti dell’ex premier Conte “Nonostante non sia più in Parlamento, non sia al governo e non sia più così centrale nel dibattito politico e con la questione della leadership del M5S ancora non formalmente definita – spiega Pregliasco – ha saputo ben comunicare l’immagine di uomo estraneo alle logiche di partito.

Però il gradimento personale ha una metrica diversa rispetto alla rilevanza politica e non necessariamente misura qualcosa che poi si trasforma in consenso diretto. Già col governo gialloverde, e poi con quello giallorosso, aveva un consenso personale molto alto pur non avendo alle spalle un partito ‘suo’. La cartina di tornasole – sottolinea – saranno le elezioni. Le elezioni amministrative d’autunno possono essere un test indiretto, nel senso che è chiaro che molto dipende dal candidato in campo ma ad esempio la scelta su Roma di ‘legarsi’ a Virginia Raggi potrebbe essere anche un voto su di lui”.