Conte non esclude un rimpasto. Lo chiede un elettore M5S su due. Tra i ministri rischiano Grillo, Lezzi e Bonisoli. Nel mirino c’è anche una schiera di sottosegretari

Ora non è più un’ipotesi remota. A non escludere un possibile rimpasto, del resto, è il presidente del Consiglio in persona, Giuseppe Conte: “Non ho ricevuto richieste – ammette in un colloquio con La Stampa -. Se arriverà ci siederemo intorno a un tavolo e ne parleremo”. Come raccontato sabato da La Notizia, peraltro, sono in tanti, anche tra i parlamentari del Movimento Cinque Stelle, a sollecitare ritocchi alla squadra di Governo.

LO SCACCHIERE. La settimana scorsa, durante l’assemblea dei gruppi parlamentari M5S, li aveva chiesti senza giri di parole, l’ex direttore di SkyTg24 Emilio Carelli. E c’era pure chi, a porte chiuse, aveva fatto nomi e cognomi. Ma è nei corridoi di Palazzo Madama e Montecitorio che, da giorni, nei drappelli tra deputati e senatori il tema del rimpasto ricorre con insistenza nel mondo grillino dove non mancano lamentele esplicite nei confronti di qualche ministro e, soprattutto, di molti sottosegretari.

Tema sul quale, del resto, anche fuori dai palazzi, pure gli elettori hanno iniziato ad interrogarsi. Secondo un sondaggio Emg Acqua, presentato ieri ad Agorà, su Raitre, il 79% degli italiani vorrebbe cambiare alcuni ministri. Una percentuale che sale al 93% tra gli elettori del Pd, al 74% tra quelli della Lega e al 52% – ed è questo il dato che colpisce di più – tra gli elettori M5S. Ma, ritornando all’interno dei Palazzi, se da un lato gli equilibri parlamentari restano quelli sanciti dal voto delle Politiche del 4 marzo, dall’altro i rapporti di forza nel Paese tra Lega e M5S, dopo il verdetto delle Europee, si sono di fatto ribaltati.

Considerato, peraltro, che ci sarà da riempire le caselle lasciate vacanti al ministero delle Politiche Ue da Paolo Savona, spedito alla Consob, e alle Infrastrutture dopo le dimissioni da viceministro e sottosegretario dei leghisti, Edoardo Rixi (condannato in primo grado per peculato) e Armando Siri (indagato per corruzione), non mancherebbe neppure l’occasione per intervenire. Ma chi rischia nel risiko delle poltrone? Dopo gli attacchi di Matteo Salvini ai ministri Danilo Toninelli alle Infrastrutture, Elisabetta Trenta alla Difesa e Sergio Costa all’Ambiente, un cambio della guardia nei rispettivi dicasteri è decisamente complicato: darebbe l’impressione di una resa incondizionata dei Cinque Stelle alle pretese della Lega.

Più deboli appaiono, invece, le posizioni di Giulia Grillo alla Sanità, di Barbara Lezzi al Sud e di Alberto Bonisoli ai Beni culturali (“Roba da chi l’ha visto?”, gli rinfacciano tra i grillini). Capitolo sottosegretari: il malcontento dei parlamentari M5S è diffuso. Si parte da Angelo Tofalo alla Difesa, protagonista di recente di un duro attaccato alla Trenta, e asceso alle cronache per una serie di scivoloni: dal “boia chi molla” al video girato in mimetica e mitra in mano fino all’apologia degli F35. Mugugni anche verso Michele Dell’Orco al Mit, Vincenzo Santangelo ai Rapporti con il Parlamento, Vittorio Ferraresi alla Giustizia. Per tutti le recriminazioni sono quelle “di inefficienza e di confusione nella linea politica”. A via XX Settembre, invece, al viceministro Laura Castelli e al sottosegretario Alessio Villarosa.