Prova a ricompattare i suoi rilanciando sui provvedimenti bandiera del M5S: salario minimo e Reddito di cittadinanza (leggi l’articolo). Giuseppe Conte sa che bisogna dare un segnale, che è ora di rimboccarsi le maniche. Il Movimento è in subbuglio. In pochi tra i pentastellati hanno deciso di commentare i ballottaggi che hanno chiuso la tornata delle amministrative con la sconfitta delle destre e la vittoria netta del centrosinistra. E il commento che è arrivato da Conte non era certo segnato da grande entusiasmo. Tutt’altro.
Sebbene gli elettori 5Stelle, laddove hanno deciso di andare a votare e non si sono rifugiati nell’astensionismo, abbiano per la maggior parte votato per i candidati del centrosinistra contribuendo alla loro vittoria. Ma il leader M5S sa che il nodo dell’alleanza col Pd continua a registrare malumori nella base. In molti temono di essere fagocitati dal Nazareno che vuole essere perno e promotore di un campo largo, una sorta di riedizione dell’Ulivo. Idea che non certo scalda il cuore di Conte.
TRINCEA M5S. Appare impensabile che il leader dei 5 Stelle possa dare la sua benedizione a una convivenza con i Calenda e i Renzi. E allora come ha detto Conte, impegnandosi a intercettare gli astensionisti, “c’è poco da parlare e molto da fare. A partire dalla nostra immediata riorganizzazione, dalla nostra rinnovata capacità di saper rispondere ai territori, al cuore del nostro Paese”.
E così ieri, poche ore prima del Consiglio dei ministri chiamato ad esaminare il Documento programmatico di bilancio con l’ossatura della manovra da inviare a Bruxelles e mentre al Senato qualcosa si muove sul salario minimo, Conte prende carta e penna e interviene sui due cavalli di battaglia del M5S. Non è la prima volta. L’ultima era per commentare il blitz fallito delle destre e di Renzi nell’ultimo Consiglio dei ministri contro il rifinanziamento del Reddito di cittadinanza fino alla fine del 2021.
La riunione a Palazzo Chigi di ieri è stata preceduta da una cabina di regia durante la quale il solito schieramento (Italia viva più Lega e Forza Italia) ha riprovato a mettere in discussione lo strumento che ha costituito un argine contro il dilagare della povertà. Ma senza successo. A parte alcune modifiche, l’impianto della misura verrà mantenuto ed è assicurato il finanziamento. “Lo abbiamo detto, lo abbiamo fatto. Il Reddito di cittadinanza di certo non si cancella, anzi viene rifinanziato e cambiato in meglio”, può dire con orgoglio Conte.
Che rivendica: “Mentre i soliti noti si battevano per tagliare un sostegno a cittadini in difficoltà, invalidi, minori e soggetti fragili, noi stavamo lavorando per renderlo più efficace”. E indica la via per riformarlo: “Rendiamo più efficiente il sistema di ingresso nel mondo del lavoro: coinvolgiamo le agenzie private; semplifichiamo l’accesso agli sgravi per le imprese che assumono i percettori del Reddito; introduciamo un meccanismo per incentivare i lavoratori ad accettare le offerte”.
Oltre a smontare la propaganda delle destre. Molti, argomenta, attaccano il Reddito strumentalmente, come fosse “un ricettacolo di delinquenza e parassitismo”. Ma numeri alla mano risulta che “negli ultimi due anni gli abusi tra i suoi percettori sono stati meno dell’1% dei 15 miliardi di tutte le truffe a danno dello Stato”. Certo, riconosce, “anche quell’1% è però un danno inaccettabile per chi come noi ritiene che i soldi pubblici siano sacri”. Ecco allora che invita a rafforzare “subito i meccanismi di repressione degli illeciti sul Reddito”: “Faremo di tutto per recuperare anche l’altro 99% sottratto allo Stato”.
PAGHE DIGNITOSE. Ma non c’è solo il Reddito nell’agenda del leader M5S: “Ci stiamo battendo per mettere più soldi in tasca ai lavoratori, intervenendo ancora sul cuneo fiscale. Questo mentre al Senato inizia la discussione sul ddl del Movimento 5 Stelle sul salario minimo, per aumentare gli stipendi dei cittadini. Ci aspettiamo la convergenza di tutti, visto che i nostri lavoratori hanno salari fra i più bassi: siamo gli unici in Europa per cui sono diminuiti negli ultimi 30 anni”.
Di ieri è la notizia che è stato incardinato in sede referente in commissione Lavoro al Senato il disegno di legge del M5S, a prima firma Nunzia Catalfo, per introdurre il salario minimo orario. Tanto basta per far dire a Conte che il M5S lavora per i cittadini: “A testa bassa con impegno, a testa alta senza rinunciare ai nostri valori”.