Mentre la Nato apre le danze della due giorni a L’Aja per discutere dell’aumento delle spese militari, con l’obiettivo di portarle al 5% del Pil, in una sala del parlamento olandese va in scena un contro summit delle sinistre europee per dire no al riarmo, no alla guerra, no al passaggio dal welfare al warfare.
Promotore dell’iniziativa il leader del M5S Giuseppe Conte. Vi hanno aderito 15 partiti e movimenti da 11 paesi europei, espressione di forze di sinistra e formazioni critiche verso l’attuale assetto dell’Ue, che hanno siglato una dichiarazione comune per dire basta all’escalation bellicista.
Da Diaz a De Masi: chi ha aderito all’appello di Conte
Tra i firmatari Jimmy Dijk, leader del Partito Socialista olandese, Yolanda Díaz, ministra del Lavoro, iscritta al Partito comunista spagnolo e fondatrice di Sumar, dalla Grecia Zoe Konstantopoulou, avvocata che fu presidente della Camera con Syriza, l’ex leader dei laburisti britannici Jeremy Corbyn, Fabio De Masi, europarlamentare italo-tedesco dei rosso-bruni di Sahra Wagenknecht e il belga Marc Botenga.
Tutti insieme per rovesciare l’assunto delle destre guerrafondaie: “Se vuoi la pace, preparati per la pace, sempre e ovunque”, si legge nella dichiarazione.
Mentre proprio nelle stesse ore la premier italiana Giorgia Meloni confermava il credo del suo governo nella follia del riarmo sostenendo di pensarla come i romani “si vis pacem para bellum”. Ma tra il fragore delle armi arriva un segnale che infonde speranza.
Commissione Pe vota per ricorso contro iter urgenza su riarmo
La Commissione giuridica del Parlamento ha votato a favore della richiesta alla presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, di presentare un ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea contro il Consiglio Ue riguardo all’uso della procedura d’urgenza, l’articolo 122 del Tfue, per l’approvazione del regolamento sul riarmo europeo.
Vale a dire contro la decisione di Ursula von der Leyen di scavalcare il Parlamento per approvare in fretta e furia il suo piano di riarmo da 800 miliardi di euro. Metsola avrà tempo fino al 21 agosto, data limite per presentare ricorso. “Questa è una vittoria del nostro movimento, la prima vittoria, ed è anche la prima vittoria della nostra democrazia”, ha commentato il leader del M5S.
Il fronte Ue pacifista. a rischio gli obiettivi fondanti dell’Unione europea
“Oggi, a pochi metri dal vertice Nato, stiamo assistendo a una nuova direzione che pone la spesa militare al centro delle priorità europee. L’incessante attenzione alla guerra come argomento quotidiano rischia di cancellare, in un colpo solo, gli obiettivi fondanti dell’Unione europea”, si legge nella dichiarazione finale del fronte pacifista.
“Il primo passo decisivo – scrivono i leader di partiti e movimenti – è stato il piano Rearm EU, che ha incoraggiato il riarmo nazionale. Ora arriva il secondo passo: l’imminente imposizione di drastici tagli a sanità, istruzione e occupazione, tutti giustificati dalla cosiddetta necessità di ricostituire gli arsenali nazionali”.
E ancora: “Questa impennata di spesa militare rischia di minare le nostre fondamenta economiche, soffocare il progresso tecnologico e minacciare il benessere e la stabilità sociale delle società europee”. Un “suicidio economico e sociale”, come dice Conte.
Conte: stanno forgiando un futuro che minaccia di distruggere la speranza
“A pochi chilometri da qui, al quartier generale della Nato, stanno forgiando un futuro che minaccia di distruggere la speranza” della pace: “la storia ci ha insegnato questa lezione: è mai esistita un’alleanza militare che ha accumulato armi solo per lasciarle inutilizzate?”, ha incalzato il leader M5S.
L’Ue e la Nato “affermano che ciò avvenga in nome della sicurezza, ma il risultato è esattamente l’opposto: quando gli Stati accumulano armi nel tentativo di proteggersi, altre nazioni percepiscono una minaccia e rispondono aumentando le proprie spese militari”, ha proseguito Conte, sottolineando che “questo ciclo di escalation” mostra che “la guerra non è più solo una remota possibilità: diventa una tragica realtà”.
Conte si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa: “Continuo a dire” che sul 2% per le spese di difesa “si ripetono falsità, un errore storico: io non ho mai firmato nessun 2%”. Quel 2%, ha precisato, “è stato firmato nel 2014, quando io ero professore a Firenze e Meloni era in politica da tempo”.
Certo, ha aggiunto, “non ho mai messo in discussione il 2% però ho detto a Donald Trump che non potevo affamare la mia popolazione” che c’erano “delle politiche sociali” cui mettere mano. Ed è per questo, ha ricordato, che “siamo passati all’1,2% e che per ogni miliardo messo sulla difesa ne ho messi 12 sulla sanità”.
Il fronte della pace si rivedrà a Roma dopo l’estate
Il fronte europeo contro il riarmo tornerà a incontrarsi a Roma “dopo l’estate”. Ad annunciarlo lo stesso ex premier. “L’idea stessa di Europa è nata per impedire il riarmo degli Stati nazionali e per garantire una pace duratura dopo la Seconda guerra mondiale. I leader di oggi hanno abbandonato quelle promesse. Uniamoci ancora. Siamo noi che salveremo l’Europa”, ha detto.