Una donna a Capo dello Stato. Conte rompe tutti i vecchi schemi. I 5 Stelle vogliono imporre un’altra novità epocale. E mandano in crisi i fan di Draghi e Berlusconi

Una donna di profilo alto al Quirinale. L’ex premier Giuseppe Conte ci punta da tempo e sembra ora deciso a a cercare un'intesa.

Una donna a Capo dello Stato. Conte rompe tutti i vecchi schemi. I 5 Stelle vogliono imporre un’altra novità epocale. E mandano in crisi i fan di Draghi e Berlusconi

Una donna di profilo alto al Quirinale. L’ex premier Giuseppe Conte ci punta da tempo e sembra ora deciso a rompere qualsiasi indugio e a cercare su tale proposta un’intesa sia con gli alleati di centrosinistra che con le destre. Il Movimento 5 Stelle è maggioranza relativa in Parlamento, ma sul voto per il Colle, tra le ambizioni di Mario Draghi, quelle di Silvio Berlusconi e le manovre delle eterne riserve della Repubblica, rischia di ritrovarsi all’angolo.

Un rischio che il leader pentastellato sembra aver calcolato da tempo ed ecco dunque l’ipotesi di una presidenza in rosa, che porterebbe a un cambio culturale, a veder ulteriormente concretizzare quelle pari opportunità che in Italia tanti predicano e poco praticano, e a uscire da un pantano in cui la politica sembra essere finita con una partita logorante incentrata tra Draghi e il Cav. Avere una donna sul Colle sarebbe un passaggio rivoluzionario per l’Italia.

SEGNALE AL PAESE. Altro che lo spot sul patriota lanciato dalla solita Giorgia Meloni. Per Conte i tempi sono maturi affinché il prossimo capo dello Stato, per la prima volta nella storia, possa non essere un uomo. Un’ipotesi che dovrebbe convincere senza eccessive difficoltà il Partito democratico e le altre forze di centrosinistra, ma anche buona parte del centrodestra, che non fa salti di gioia all’idea di Draghi presidente e che è più diviso di quanto appaia su Berlusconi.

Tutti vogliono contare nell’elezione del successore di Mattarella, ma in tal modo i 5 Stelle potrebbero contare molto più degli altri ed esercitare a pieno titolo il loro ruolo di azionisti di maggioranza in Parlamento. Le trattative vere e proprie inizieranno solo a gennaio, subito dopo le festività, e la strada sembra tracciata. Sulle possibili candidate poi circolano tanti nomi, da quello dell’assessore lombardo Letizia Moratti a quello dell’ex guardasigilli Paola Severino, da quello della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, a quello della ministra della giustizia, Marta Cartabia.

Nel voto per il Quirinale, però, si sa che chi entra papa esce cardinale e soprattutto che figure divisive difficilmente possono avere reali chance di spuntarla. Il Movimento 5 Stelle, se l’operazione in rosa dovesse andare in porto, potrà guadagnarsi la medaglia di artefice di un cambio culturale incredibile, eviterà di logorarsi nel caso venisse eletto Draghi sul sostegno o meno a un ulteriore tecnico, schiverà il rischio di elezioni anticipate, con tutto quello che può conseguirne soprattutto a causa della pandemia e con le risorse del Pnrr da gestire, e archivierà pure definitivamente la carta B.

Troppi i vantaggi per non puntare fino alla fine su una donna presidente. Non è un caso che Conte, già un mese fa, in tv a “L’aria che tira”, abbia detto: “Vedrei bene una donna al Quirinale, senz’altro”. Ed è ancor meno un caso che continui a ripeterlo con insistenza.

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