Conti mai così in salute. La cacciata di Tridico dall’Inps grida vendetta

Un bilancio positivo per 7 miliardi di euro, 12mila assunzioni in quattro anni e un'imponente digitalizzazione dell'Inps.

Conti mai così in salute. La cacciata di Tridico dall’Inps grida vendetta

Un bilancio positivo per 7 miliardi di euro, 12mila assunzioni in quattro anni, il pieno raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e un’imponente digitalizzazione dell’Inps. Davanti a certi numeri c’è da aspettarsi un ringraziamento e invece per Pasquale Tridico quella di ieri è stata l’ultima conferenza stampa da vertice dell’Istituto nazionale di previdenza sociale in quanto è stato silurato senza un perché, per giunta tramite decreto di commissariamento, dalla premier Giorgia Meloni.

Un bilancio positivo per 7 miliardi di euro, 12mila assunzioni in quattro anni e un’imponente digitalizzazione dell’Inps

Un lungo addio quello del manager che ieri ha dato conto dei traguardi raggiunti dall’Inps sotto la sua direzione e in cui c’è stato spazio anche per una stoccata nei confronti di una ‘cacciata’ che alla luce dei risultati appare davvero immotivata. Difficile dargli torto visto che “l’Inps chiude il 2022 con un bilancio in attivo e con un avanzo di 23 miliardi di euro. Il risultato d’esercizio dell’Istituto nel 2022, pari a +7.146 milioni di euro, è in miglioramento di 10.857 milioni rispetto al 2021” e “c’è una piena realizzazione degli obiettivi del Pnrr nei tempi previsti, anzi in anticipo”, ha spiegato ieri Tridico. Tutti risultati straordinari, specie se confrontati con i disastri e i ritardi delle destre in relazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sono stati possibili grazie “all’andamento dell’economia migliore del previsto, alla crescita delle entrate contributive e a quella dell’occupazione”.

Del resto quelli appena trascorsi sono stati “anni molto difficili in cui è emerso il ruolo centrale dell’Istituto nella vita economica e sociale del Paese. Pandemia, crisi energetica e la guerra in Ucraina, hanno modificato completamente il bilancio e il ruolo dell’Istituto. Oggi si sa che non se ne può fare a meno” ha ricordato il presidente uscente sottolineando anche che durante la sua gestione si è tentato “di innovare in termini di risorse umane e di tecnologia” l’Inps che così “è diventata una grande azienda pubblica di servizi che non ha nulla da invidiare alle altre. Abbiamo 12mila nuove assunzioni a fronte di 8 mila pensionati, con un saldo positivo di 4 unità”. Con non poca amarezza, durante questa conferenza stampa di commiato, Tridico ha detto che “c’è veramente tanto orgoglio, vedendo i numeri di questo libro bianco, per tutto il lavoro e tutta la passione dei nostri dipendenti. Un grande augurio ai nuovi vertici che verranno perché troveranno un Istituto migliore di quello che ho trovato e sicuramente avrà grandi sfide a servizio del Paese”.

M5S: “Folle commissariare l’ente”

Sembra incredibile eppure questa esperienza si è conclusa nel peggiore dei modi, con un siluramento a tratti incomprensibile. A ricordarlo, con una nota, i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Lavoro di Camera e Senato che sottolineano come grazie al manager “l’Istituto è oggi più solido che in passato. Altresì, Inps ha compiuto enormi passi avanti in termini di modernizzazione dei servizi offerti, che gli hanno fruttato numerosi riconoscimenti; ha incrementato l’indice di produttività (+9%)”. Lo scrivono, in una nota, i parlamentari del M5S delle commissioni Lavoro di Camera e Senato.

“Il tutto senza dimenticare (…) l’enorme sforzo profuso durante la pandemia quando l’Istituto ha erogato 60 miliardi di sussidi e prestazioni a 16 milioni di cittadini in più rispetto al normale” concludono i Cinque Stelle che non esitano a dire che “il commissariamento deciso dal governo, peraltro per decreto, appare oggi ancor più illogico e immotivato”. Una mossa, quella della Meloni, che tanti legano al ‘protagonismo’ di Tridico nella formulazione del Reddito di cittadinanza e del decreto dignità che poneva un argine al proliferare dei contratti a termine. A sostenere questa tesi, tra i tanti, è stato Stefano Fassina, economista ed ex viceministro dell’Economia del governo Letta, che a La Notizia ha detto chiaro e tondo che “il professore Pasquale Tridico, eccellente servitore dello Stato, professionalità e passione straordinaria dalla parte di lavoratrici e lavoratori, è stato ingiustamente attaccato per colpire Giuseppe Conte”.