Contributi fiscali minimi, c’è l’inganno. La Cna lancia l’allarme: il nuovo regime semplifica gli adempimenti ma costerà ai piccoli imprenditori fino a 900 euro l’anno

Il nuovo regime dei contribuenti fiscali minimi riduce gli oneri amministrativi ma produce un aumento dell’imposizione rispetto alla tassazione ordinaria. Una beffa, soprattutto per le piccole imprese. Per questo la Cna, l’associazione nazionale dell’artigianto e delle pmi, ha sollecitato una modifica alla Legge di Stabilità, nella quale è contenuta questa riforma, che interessa circa un milione di partite Iva.

LO STUDIO
“Da uno studio dell’Osservatorio Cna sulla tassazione delle micro imprese – ha spiegato l’organizzazione guidata da Daniele Vaccarino – emerge come, nella generalità dei casi, il nuovo regime porti a pagare fino a 900 euro annui in più rispetto alla tassazione ordinaria, composta da Irpef, addizionali comunali e regionali, Irap. Per ottenere vantaggi dal nuovo regime, il piccolo imprenditore deve esercitare la possibilità di ridurre il versamento dei contributi previdenziali rinunciando così a una parte della pensione futura. Dalla stessa relazione tecnica alla Legge di Stabilità 2015 si rileva, infatti, che i risparmi in materia di contributi sono stimati in circa 700 milioni, mentre l’aggravio d’imposta è previsto in circa 233 milioni”.

MODIFICARE LA NORMA
“Per consentire agli imprenditori di usufruire della semplificazione degli adempimenti fiscali, senza dover pagare più tasse o rinunciare a parte della futura pensione, la Cna ha quindi chiesto che sia ridotta l’aliquota di imposizione forfetaria dal 15 al 10% e che siano aumentate le soglie di accesso al regime dagli attuali 15/40mila euro di ricavi a 25/50mila euro”.