Contro il caro energia sforzi insufficienti. Adesso anche Draghi apre al nucleare “pulito”. Così la svolta Green diventa un’illusione

Draghi non esclude nessun contributo, nemmeno quello del nucleare “pulito”, che potrebbe avere nel prossimo futuro sviluppi promettenti.

Dall’emergenza profughi alle misure per far fronte alla crisi energetica innescata dalla guerra in corso a Kiev. Il premier Mario Draghi, nel corso del question time alla Camera (qui il video), risponde alle domande dei partiti e presenta le conseguenze della guerra di Putin. Che rischia di frenare la ripresa e anche il Pnrr. Ma il governo, assicura, è pronto a intervenire in difesa di famiglie e imprese. E così, tra le altre cose, si torna a parlare anche di nucleare “pulito”.

Draghi non esclude nessun contributo, nemmeno quello del nucleare “pulito”, che potrebbe avere nel prossimo futuro sviluppi promettenti.

E già oggi, in un consiglio dei ministri convocato per provvedimenti ordinari, l’esecutivo potrebbe affrontare il tema delle misure straordinarie da adottare per limitare i danni della crisi ucraina. “Noi faremo di tutto a livello nazionale per poter rispondere alle esigenze, ma chiaramente questo è un problema, è una crisi, è un’emergenza europea e ha bisogno di una risposta europea”, dice l’ex banchiere, individuando nell’energia, il clima e la difesa i temi centrali da affrontare con “enormi, grandissimi investimenti”.

Tutte queste questioni, ha ricordato, che saranno oggetto di discussione al Consiglio europeo che si terrà oggi e domani. “Il conflitto in Ucraina sta generando una crisi umanitaria senza precedenti nel dopoguerra in Europa. Per farvi fronte, l’Unione europea ha applicato per la prima volta la direttiva del 2001 sulla protezione temporanea in favore dei profughi ucraini”. Che già oggi in Italia sono arrivati in 24mila (leggi l’articolo). E il flusso, avverte, è certamente destinato ad aumentare.

“Ovviamente seguiamo con grande attenzione le conseguenze di questa crisi sull’economia e sulla situazione finanziaria dei cittadini italiani, l’incremento del prezzo dell’energia e la disponibilità delle materie prime. Il governo non può fermare questi eventi ma possiamo muoverci con rapidità e decisione come abbiamo fatto e come continueremo a fare per difendere il potere di acquisto delle famiglie e la competitività e la sopravvivenza delle imprese”. Draghi riconosce che quanto fatto per contrastare il caro energia “non è sufficiente”, nonostante l’intervento di sostegno da 16 miliardi che “paiono grandi numeri”, e si impegna a lavorare a nuove misure.

“Siamo al lavoro per ridurre la dipendenza dal gas russo in tempi rapidi”. La strada che indica il presidente del Consiglio è quella di spingere sulle rinnovabili. Il grosso ostacolo, ribadisce ancora una volta, sono le procedure. Ma Draghi non esclude nessun contributo, nemmeno quello del nucleare “pulito”, che potrebbe avere nel prossimo futuro sviluppi promettenti.

Nel frattempo l’Italia si deve attrezzare per non dipendere più dalle forniture di Mosca

Nel frattempo l’Italia si deve attrezzare per non dipendere più dalle forniture di Mosca, spostandosi su altri mercati, aumentando i rigassificatori, e raddoppiando fino a 5 miliardi la produzione italiana di gas da destinare a prezzi calmierati alle imprese, un terzo almeno alle Pmi. E poi c’è il capitolo spinoso delle sanzioni. Che, argomenta, non dureranno poco e quindi per durare devono essere sostenibili “al nostro interno”.