L’elemento comune, in tutti i dossier affrontati dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, è il ritardo. Il ritardo nel reagire ai dazi e aiutare le imprese colpite dalle tariffe dell’alleato Donald Trump, ma anche il ritardo nel convocare il tavolo per l’automotive per affrontare una crisi che non è di certo nata ora. Oltre che il ritardo sull’ex Ilva, su cui il governo continua a muoversi fuori tempo massimo. A questo, per Adolfo Urso, si aggiunge anche la possibilità di trasformare la politica industriale per convertirla, almeno in parte, a quella della Difesa.
L’obiettivo, afferma durante il question time alla Camera, è “una politica industriale che consenta la diversificazione produttiva in settori contigui a quelli in transizione, come l’aerospazio, la meccanica avanzata e certamente anche l’industria della Difesa”. Insomma, come sottolinea la deputata di Avs, Francesca Ghirra, Urso “non nega la possibilità di una riconversione bellica delle nostre fabbriche”. Durante il question time, Urso ha affrontato diversi nodi critici. Ammettendo di fatto i ritardi del governo.
Non solo la riconversione bellica, Urso accumula ritardi e disastri
Partiamo dai dazi, su cui l’esecutivo prende tempo nonostante gli effetti si siano già visti con il crollo dell’export verso gli Usa ad agosto. Per Urso dobbiamo “aspettare i dati annuali per capire davvero quali settori sono eventualmente colpiti e come realizzare misure efficaci e mirate”. Prendiamocela comoda, quindi. E dei 25 miliardi promessi da Giorgia Meloni per le imprese non c’è più traccia ormai da mesi. Urso decide quindi di aspettare, ridimensionando il dato di agosto, dovuto anche a un “rimbalzo” atteso dopo l’anticipazione delle vendite da parte delle imprese a luglio. Ma, come sottolinea il deputato di Italia Viva, Mauro Del Barba, il punto è che “di fronte agli effetti devastanti prodotti dai dazi trumpiani il governo continua a non fare nulla”.
Di ritardi del governo si parla anche sul fronte dell’automotive e della crisi di Stellantis, con la produzione negli stabilimenti italiani crollata. Anche qui Urso se la prende comoda, annunciando che riunirà a novembre il tavolo dell’automotive per confrontarsi con aziende e associazioni. Ma pensando solo a rivedere le regole del Green deal, non preoccupandosi della crisi di Stellantis. Provando a ricondurre tutto al “problema europeo”. E il ritardo riguarda anche l’ex Ilva, con i sindacati che chiedono un intervento a Palazzo Chigi che, però, si gira dall’altra parte. Nonostante Urso abbia di recente annunciato gli inevitabili tagli occupazionali, ribadendo al question time soltanto che “i prossimi passi non saranno facili”.