Se ne parla da decenni, ma non accenna a risolversi l’odioso fenomeno delle frodi legate ai fondi europei. Nel biennio 2022-2023 le segnalazioni di frodi o irregolarità legate ai finanziamenti Ue destinati all’agricoltura e allo sviluppo rurale in Italia sono state ben 1.433. Una sterminata mole di segnalazioni che, secondo la magistratura contabile, ha raggiunto un valore complessivo di 137,6 milioni di euro.
Questo, com’è facilmente intuibile, è uno dei dati più rilevanti che emerge dall’analisi della Corte dei Conti sullo stato della prevenzione e del contrasto agli illeciti nella gestione della Politica agricola comune, approvata con la Delibera n. 15/2025 dalla Sezione affari europei e internazionali.
Ma non è tutto. La magistratura contabile, in base al report, ha emesso 230 sentenze di condanna tra il 2020 e il 2023. Per effetto di quest’ultime è stata disposta la restituzione di complessivi 34,6 milioni di euro. Inoltre, sempre dai dati della Corte dei Conti, risultano anche 117 indagini aperte dalla Procura europea (Eppo). Le fattispecie più ricorrenti riguardano falsificazioni documentali, false dichiarazioni sulla disponibilità dei terreni, carenza dei requisiti soggettivi, mancata realizzazione delle opere finanziate e rendicontazioni non veritiere.
I dati della Corte dei Conti sulle frodi sui fondi Ue all’agricoltura
Accanto ai profili critici, la Corte dei conti registra un rafforzamento degli strumenti di controllo, anche grazie all’uso crescente di tecnologie avanzate e sistemi informatici integrati, inclusi strumenti satellitari. Innovazioni che hanno inciso in modo significativo sulle attività di verifica e sulle misure di coordinamento adottate negli ultimi due anni.
Non mancano, tuttavia, le raccomandazioni. La Corte sollecita le amministrazioni competenti a costruire una vera rete di sistema, puntando sullo scambio strutturato dei dati, sul potenziamento delle banche dati uniche, sulla standardizzazione delle procedure e su una formazione comune del personale coinvolto. Sul fronte tecnologico, l’invito è a rafforzare l’interoperabilità dei sistemi e una governance dei dati capace di integrare tecnologia, processi e risorse umane, per rendere più efficace la tutela delle risorse europee.