Cosa spinse Ratzinger alle dimissioni? Perché Bazoli è angosciato dalla Banca Vaticana?

di Dagoreport per Dagospia

Perché Giovanni Bazoli, il pio banchiere bresciano di Banca Intesa, si agita da qualche tempo intorno allo Ior? Cosa angoscia l”’arzillo vecchietto” (Della Valle copyright)? Tutta colpa di Papa Bergoglio che ha raso al suolo la sua banca preferita. Con l’uscita coatta di Bertone e i suoi cari, il sistema finanziario del Vaticano, ridotto a una ‘’lavatrice” di interessi sporchi, prevalentemente italici, sta analizzando, allo scopo di chiuderli, tutti i conti intestati a laici o prelati privi del diritto di averli.

L’interlocutore privilegiato di Bazoli è stato sempre l’ex presidente dello Ior Angelo Caloja che fu poi sostituito da Gotti Tedeschi. Il Caloja, nonostante il pensionamento d’oro (intasca 9 mila euro al mese), è stato sempre il tramite tra Bazoli e Bertone. Ma, ormai, Tarcisione, nonostante le pressioni di Bazoli-via-Caloja, non può permettersi di tutelare gli interessi di nessuno: pur rimanendo al comando dell’AIF (Autorità dell’Informazione Finanziaria), di fatto non ha più potere esecutivo, completamente isolato all’interno, con i suoi bracci armati Cipriani e Tulli, rispettivamente direttore e vice dello Ior, fuori gioco.

Da parte sua, Gotti Tedeschi, dopo le dichiarazioni di Caloja ascoltate in uno speciale de La7 sulla gestione poco trasparente della finanza dello Ior, ha pensato bene di querelarlo. E le voci che sussurrano di un ritorno dell’amico di Botin in Vaticano sono fondate, tanto ad aver indotto Don Georg a rilasciare una dichiarazione in cui faceva prendere a Papa Benedetto le distanze dalla cacciata di Gotti Tedeschi. In questo bel ambientino, è possibile scorgere la silhouette di un afflitto Marco Simeon, fresco arrivato dal Brasile dove era stato esiliato dalla Rai di Gubitosi dopo essere stato fuori da responsabile delle Relazioni Esterne, che si aggira per i bar del centro romano millantando il suo ritorno in Vaticano prima possibile. Ma l’asse che lo proteggeva – Bertone-Versaldi-Piacenza – appartiene ai giornali di ieri e poco può fare per il futuro dell’aitante giovanotto di Sanremo.

Il progetto-trasparenza di Papa Francesco procede intanto spedito. Scortato dal suo fidato consigliere Von Freyberg, attuale presidente dello Ior, il prossimo passo di Bergoglio sarà quello di accompagnare verso l’uscita dell’Aif il nostro Bertone. Nella segreteria di Stato si attende l’arrivo di Monsignor Parolin sulla cui condizione di salute si è molto favoleggiato sui giornali; in realtà, Parolin si è sottoposto a un semplice intervento preventivo per verifica la corretta funzionalità epatica. Due sono le persone che attendono con maggiore ansia l’arrivo di Parolin: monsignor Peter Wells, unico e fidato link tra segreteria di Stato e Bergoglio. L’altro è monsignor Mamberti, responsabile rapporti con gli Stati.

PS/1.
Ma cosa spinse Ratzinger a rassegnare, cosa mai successa prima nella storia della Chiesa, le dimissioni dal soglio di Pietro? C’è una corrente di pensiero che vuole che la decisione fatale sia stata presa una settimana prima dell’annuncio fatale, all’indomani della scoperta da parte di Ratzinger di un conto corrente dello Ior di ben 60 milioni di euro intestato a un importantissimo prelato. A quel punto, la misura era colma…

PS/2
Mentre lo scarrozza sulla Papa-mobile, una voce delle voci più ascoltate da Papa Francesco è il capo della gendarmeria vaticana, Domenico Giani, che con pugno di ferro e guanto di velluto protegge gli interessi papalini, facendo la spola tra in Procura per intercettare le mosse degli inquirenti romani.

PS/3
Vi ricordate il maggiordomo del Papa Benedetto XVI, Paolo Gabriele? Bene, è stato confinato all’archivio dell’ospedale Bambin Gesù, dove al massimo potrà portarsi a casa qualche referto…