Cosa succede tra Kosovo e Serbia: il motivo degli scontri al confine tra i due Paesi e il timore di un nuovo conflitto in Europa

Cosa succede tra Kosovo e Serbia: perché i due Paesi si stanno scontrando e quali sono i timori dell’Unione Europea?

Cosa succede tra Kosovo e Serbia: il motivo degli scontri al confine tra i due Paesi e il timore di un nuovo conflitto in Europa

Cosa succede tra Kosovo e Serbia: perché le tensioni tra i due Paesi stanno crescendo e per quale motivo l’Europa teme che possa esplodere un nuovo conflitto?

Cosa succede tra Kosovo e Serbia: il motivo degli scontri al confine tra i due Paesi

Ancora tensioni nel cuore dell’Europa. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si teme che un nuovo conflitto possa travolgere la Serbia e il Kosovo. Le tensioni tra i due Paesi sono state esasperate dalla recente decisione del Governo kosovaro di posticipare al 1° settembre l’entrata in vigore di un provvedimento legislativo con il quale si vieterà alla minoranza serba che risiede nelle regioni settentrionali del Kosovo di usare targhe automobilistiche e documenti della Serbia. L’annuncio ha fatto da miccia, riacutizzando i dissapori tra le due Nazioni, mai realmente sopiti.

Nella serata di domenica 31 luglio, quindi, i serbi del Kosovo hanno innalzato barricate lungo le strade che portano ai varchi di Brnjak e Jarinje e hanno aperto il fuoco contro la polizia.

L’attuale situazione presente al confine tra Serbia e Kosovo preoccupa gli osservatori internazionali ed inasprisce l’instabilità che caratterizza la regione dalla fine della guerra nell’ex Jugoslavia. Al termine della guerra, infatti, le due realtà si sono separate: il Kosovo è diventato un protettorato Onu con forza militare a guida Nato, rivendicato dalla Serbia. Intanto, né la Russia né la Cina hanno mai riconosciuto l’indipendenza dello Stato.

Il timore di un nuovo conflitto in Europa

La situazione attuale presente al confine tra Serbia e Kosovo è stata commentata dal presidente serbo, Aleksandar Vucic, che ha fatto riferimento a imminenti “buone notizie”, pur ammettendo che per i serbi kosovari la situazione “non è mai stata così complessa”.

Il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, invece, è intervenuto sottolineando che la misura relativa ai documenti e alle targhe rappresenta una iniziativa di reciprocità in quando anche in Serbia è stata imposta una legge analoga ai kosovari che si recano nel Paese.

Sulla questione, si è espresso anche l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Joseph Borrell, che ha affermato: “Ora ci si aspetta che tutti i blocchi stradali vengano rimossi immediatamente. Le questioni aperte dovrebbero essere affrontate attraverso il dialogo facilitato dall’UE e l’attenzione è sulla normalizzazione globale delle relazioni tra Kosovo e Serbia, essenziali per i loro percorsi di integrazione nell’UE”.

Fonti ucraine, invece, hanno denunciato: “La Serbia sta cercando di iniziare una guerra d’aggressione. Proprio secondo il metodo Putin. La Serbia è il cavallo di Troia di Putin in Europa”.

Dalla Russia, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha ribadito che “i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà e si prepareranno a uno scenario militare”. La crescente tensione tra Pristina e Belgrado è “un’altra prova del fallimento della missione di mediazione dell’Ue”, ha sottolineato Zakharova.