Cresce il sostegno al Salario minimo. Il governo è sempre più isolato

Confindustria non si oppone a una legge sul salario minimo. Bonomi: "Non c’è un veto anzi è una grande sfida".

Cresce il sostegno al Salario minimo. Il governo è sempre più isolato

Sarà una provocazione o un guanto di sfida lanciato alle opposizioni e a quella parte di sindacato (Cgil e Uil) favorevole alla proposta, fatto sta che anche il numero uno di Confindustria non si oppone a una legge sul salario minimo. “Non c’è un veto anzi è una grande sfida ed entriamo nel pieno dei temi”, ha dichiarato Carlo Bonomi.

Confindustria non si oppone a una legge sul salario minimo. Bonomi: “Non c’è un veto anzi è una grande sfida”

Ma la verità è che finora viale Dell’Astronomia insieme con i sindacati (ma l’asse ora si è incrinato e a far muro con governo e imprese contro una legge che ponga fine alle buste paga da fame sono rimasti solo Cisl e Ugl) non ha mai voluto l’introduzione di un salario minimo legale, ritenendo che se generalizzato possa comportare un conseguente aggravio per le imprese, spiazzando la contrattazione. Tant’è che il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, smorzando l’entusiasmo suscitato dalle parole di Bonomi, specifica che “il minimo livello salariale deve passare attraverso la contrattazione e non con una legge”.

Ma il punto – che le imprese fingono di ignorare – è che c’è una miriade di accordi marginali, spesso aziendali, con salari bassi, i cosiddetti contratti pirata. La proposta di legge unitaria delle opposizioni – fatta eccezione per Matteo Renzi che si è chiamato fuori – propone che al lavoratore di ogni settore economico dovrà essere riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore.

Ma dal momento che, a volte, anche alcuni contratti più rappresentativi prevedono livelli salariali troppo bassi, la proposta delle opposizioni – vecchio cavallo di battaglia del M5S col ddl Catalfo – stabilisce che a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, si chiede comunque una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora.

“Oggi è il momento di ragionare su una legge che anche nel nostro Paese introduca il salario minimo”, dice il leader della Cgil, Maurizio Landini in perfetta sintonia con Pierpaolo Bombardieri che non risparmia una stoccata al collega della Cisl, Luigi Sbarra. “C’è un problema di un lavoro sottopagato, dei contratti pirata firmati anche da sindacati gialli che spesso il Governo chiama al tavolo e che dialogano molto bene con Sbarra”, dice il leder della Uil. A difendere la posizione retrograda di imprese, Cisl e Ugl c’è ovviamente il governo.

Conte: “Meloni contraria perché guadagna 30 volte tanto”

“Non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge”, ha puntualizzato la premier Giorgia Meloni. A risponderle per le rime c’è Giuseppe Conte. “È comprensibile che la presidente Meloni non creda al salario minimo legale e alla sua necessità perché guadagna delle indennità che sono fino a 30 volte” tanto, ha detto il leader del M5S. E se l’ex numero uno dell’Inps, Pasquale Tridico, dice che “quella del salario minimo è una riforma necessaria: l’occupazione aumenterebbe e lo Stato avrebbe solo da guadagnare”, Conte dice che “Tridico, con la sua visione illuminata, è incompatibile con il darwinismo sociale del governo”.

Non solo l’Italia è uno dei pochi Paesi (sono in tutto sei) a non avere un salario minimo legale ma tutti i dati suggeriscono la sua introduzione. Oltre 4 milioni di lavoratori prendono sotto i 9 euro l’ora, dice l’Inps. Il lavoro al di sotto dei 12 mila euro lordi l’anno riguarda circa 4 milioni di lavoratori, afferma l’Istat. E secondo un report presentato dal presidente della Società Italiana di Economia (Sie), Mario Pianta, i redditi reali hanno perso il 15% del potere d’acquisto in due anni.

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