Cresce la rivolta contro Gualtieri. Maggioranza a pezzi in Campidoglio

Dai rifiuti alla fascia verde a Roma la tensione è alle stelle. E con i minisindaci Pd sono tanti i fronti aperti.

Cresce la rivolta contro Gualtieri. Maggioranza a pezzi in Campidoglio

Una grana dietro l’altra per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. La tenuta della maggioranza in Campidoglio è sempre più precaria, come dimostra anche quanto avvenuto in Assemblea capitolina. Secondo i capigruppo di tutta l’opposizione – Fratelli d’Italia, Lega, Udc, Movimento 5 Stelle, Lista civica Raggi, Azione e Italia – è stata certificata “in modo definitivo la crisi della maggioranza”.

Una grana dietro l’altra per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. La tenuta della maggioranza in Campidoglio è sempre più precaria

Le opposizioni spiegano che giovedì è mancato il numero legale quattro volte, impedendo anche al sindaco stesso di intervenire in aula. Una dimostrazione, dunque, delle divisioni interne alla maggioranza, che vanno dal futuro di Atac alla localizzazione degli impianti di biodigestione, dalle scuole alla Ztl. Con tanto di quella che viene definita, soprattutto sui rifiuti, la “rivolta dei minisindaci del Pd”. Sul tema torna anche il consigliere capitolino della Lista Raggi, Antonio De Santis: “Quanto accaduto nell’Assemblea capitolina dovrebbe indurre il sindaco Gualtieri a riflettere sul futuro – sempre più incerto – di questa amministrazione. Questa città ha il diritto di essere amministrata senza essere sotto scacco delle beghe di un partito, segnatamente il Partito Democratico romano, responsabile di un’aula che continua a lavorare a singhiozzo”.

Tra le questioni citate dall’opposizione c’è la scuola, con lo sciopero e le proteste davanti al Campidoglio organizzate ieri dai sindacati Usb e Cobas: il problema denunciato dalle sigle è quello della carenza di personale, soprattutto per quanto riguarda gli educatori dedicati ai piccoli diversamente abili. Una questione che riguarda molti nidi e scuole dell’infanzia della Capitale. Circa cento persone hanno manifestato in Campidoglio. Tra le questioni più complesse da affrontare nelle prossime settimane c’è poi quella della Ztl fascia verde, su cui la responsabilità non è solo del Comune, ma anche della Regione. Le due istituzioni devono trovare una sintesi, considerando che dal primo novembre dovrebbero entrare in vigore i nuovi divieti, cioè le limitazioni riguardanti i veicoli più inquinanti.

In Assemblea capitolina è mancato più volte il numero legale. Un invito a nozze per le opposizioni

Il Campidoglio ha inviato a luglio il nuovo piano alla Regione, con le ipotesi di modifica che andrebbero incontro alle richieste della cittadinanza dopo le proteste della primavera. Sul nuovo piano la Regione (che deve approvare la proposta) non si è ancora espressa e si hanno poche informazioni su come stiano andando le trattative tra le due giunte. I 5 Stelle protestano anche su questo fronte contro Gualtieri, accusandolo di rifugiarsi nel silenzio e di sottrarsi alla discussione pubblica, considerando che la proposta inviata alla Regione non sarebbe mai stata discussa in Campidoglio e non ci sia stato alcun confronto con le opposizioni. Il tema più spinoso è, però, quello dei rifiuti, su cui la spaccatura in maggioranza è evidente.

Per quanto venga minimizzata dalle forze che sostengono Gualtieri, ritenendo che su tutti gli altri fronti ci sia compattezza. Di certo sulla questione rifiuti le tensioni ci sono. Una su tutte riguarda l’impianto di Villa Spada che dovrebbe servire per caricare i rifiuti sui treni diretti verso Santa Palomba, dove sorgerà il termovalorizzatore. Il territorio di Villa Spada è da sempre stato caricato di un grosso peso sul fronte dei rifiuti, con il precedente impianto che è andato distrutto nel 2018. L’ipotesi non piace agli alleati di Alleanza Verdi-Sinistra, come sottolineato in una nota da Ferdinando Bonessio e Alessandro Luparelli: “Pensare di caricare a Villa Spada i rifiuti verso il futuro inceneritore di Santa Palomba è una follia”. Non solo, perché la rivolta è partita anche dall’interno dello stesso Pd, con il presidente dem del terzo municipio, Paolo Marchionne, che si è opposto insieme a tutta la sua maggioranza.