Crescita ferma e industria al collasso: verso un altro bagno di sangue per l’economia italiana a dicembre

Altra doccia gelata per il governo: anche il Centro Studi di Confindustria teme una crescita ferma a dicembre, con l'industria al collasso.

Crescita ferma e industria al collasso: verso un altro bagno di sangue per l’economia italiana a dicembre

Che le cose non vadano così bene, per l’economia italiana, non è di certo una sorpresa. Le ultime stime di Ocse e Istat sulla crescita evidenziano un Paese quasi fermo, con un aumento del Pil che è di fatto la metà di quello previsto dal governo.

Ma le brutte notizie per l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non sono finite e a gelare, nuovamente, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ci pensa anche Confindustria. La congiuntura flash del Centro Studi dell’associazione degli industriali evidenzia come a dicembre l’economia italiana sia ancora “in rallentamento” e come sia anche “elevata” l’incertezza sul Pil del quarto trimestre.

Crescita ferma, a dicembre l’economia italiana rischia ancora

Un’altra battuta d’arresto è quindi dietro l’angolo, dopo la crescita zero del periodo che va da luglio a settembre. E “non basta” neanche la riduzione dei tassi di interesse, che sembra ancora insufficiente a ridare spinta all’economia del nostro Paese.

Diversi i punti critici, dalla “bassa” fiducia all’industria “in crisi”, passando per “l’export debole” ed elementi estranei all’Italia come “l’Eurozona fiacca”. E così vengono annullati i fattori positivi, quali “il trend di crescita del turismo e dei servizi, il proseguimento del calo dei tassi, l’inflazione ridotta e l’attuazione del Pnrr”.

Insomma, nonostante alcuni fattori decisamente positivi e che dovrebbero spingere il Pil, l’economia italiana continua a essere frenata da “ostacoli strutturali” e da politiche che stanno dimostrando di non avere alcuna efficacia.

I nodi: dall’industria ai consumi

La preoccupazione maggiore riguarda la crisi dell’industria. Ed è inevitabile dopo che l’Istat ha fatto registrare il ventunesimo calo consecutivo della produzione su base annua. Il Centro Studi di Confindustria sottolinea che la produzione industriale a ottobre è rimasta invariata ma con un “forte calo tendenziale con la profonda contrazione in atto per l’auto (34,5%), gli articoli in pelle (-17,2%) e i raffinati petroliferi (-15,8%).

Un altro segnale tutt’altro che incoraggiante arriva dall’ulteriore indebolimento dell’indice Pmi. E dagli investimenti arrivano altri segnali di debolezza, con un nuovo calo della fiducia delle imprese a novembre. Inoltre, anche la domanda è rimasta bassa, anticipando “investimenti deboli” anche nel quarto trimestre (-1,2% nel terzo). Dopo tre cali trimestrali consecutivi, anche l’export di beni “resta debole nel quarto” e a ottobre sono diminuite le vendite extra-Ue (-3,5% in valore).

Non va meglio sul fronte dei consumi delle famiglie, campo da cui provengono indicazioni “deboli” per il quarto trimestre: non basta neanche il Natale. La fiducia delle famiglie è scesa a ottobre e novembre, mentre le vendite al dettaglio hanno già visto una forte contrazione a ottobre. A fare da contraltare resta solo il turismo, che spinge il settore dei servizi. Insomma, al di là di qualche rarissima eccezione, tutti i segnali fanno pensare a un bagno di sangue per l’economia italiana nell’ultima parte dell’anno in corso.