Crosetto nega le spaccature del Centrodestra e sposta l’attenzione su Conte. Per il ministro, il leader dei 5S “fomenta l’odio”

Volano stracci tra il ministro della Difesa Crosetto e il presidente del M5S Conte sull’invio di armi in Ucraina.

Ancora uno scontro a distanza tra il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. Il terreno di scontro dei due politici è quello della guerra in Ucraina e della “linea guerrafondaia” tacitamente sostenuta dal Governo Meloni tra le proteste dei 5 Stelle.

Crosetto nega le spaccature del Centrodestra e sposta l’attenzione su Conte

Volano stracci tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Il pomo della discordia è incarnato dalla posizione dell’Italia rispetto al conflitto russo-ucraino. I 5S, infatti, stanno ribadendo da mesi la loro posizione contraria rispetto all’ulteriore invio di armi a Kiev, sostenendo un ritorno ai negoziati di pace per porre fine alla guerra.

Negli ultimi giorni, il leader pentastellato si è duramente scagliato contro la linea del Governo Meloni definendola “guerrafondaia”. Le parole dell’avvocato del popolo hanno mandato su tutte le furie il ministro della Difesa, fedelissimo di Giorgia Meloni, che ha approfittato dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera per demolire l’avversario politico.

“Tutto quello che questo governo sta facendo nei confronti dell’Ucraina è implementare le decisioni dell’esecutivo Draghi, della cui coalizione Conte guidava il partito maggiore”, ha tuonato Crosetto, asserendo di non sentirsi parte di un esecutivo “guerrafondaio che ingrassa la lobby delle armi”. “Mi ha colpito molto che lui usi questi termini nei confronti di un governo che non ha preso decisioni”, ha aggiunto. “All’ex premier vorrei ricordare che tutto ciò che è stato inviato negli ultimi mesi a 360 gradi, non solo aiuti militari, è stato deliberato sulla base di cinque decreti definiti dal precedente governo”.

Per il ministro, il leader di 5S “fomenta l’odio”

Ma la sfuriata contro Conte non si limita allo scaricabarile sul Governo Draghi rispetto all’invio di armi in Ucraina. “Le parole vanno usate con responsabilità. Conte manifesta totale incoerenza tra quello che diceva e faceva e quel che dice ora. Legittimo che passi da fornitore di armi a pacifista convinto ed è anche legittimo che guardi i sondaggi per decidere di cambiare linea. Ma non usi epiteti violenti nei confronti di persone fisiche che hanno la sola colpa di rappresentare lo Stato”, ha detto Crosetto.

Se da un lato il ministro si ostina a puntare l’indice contro l’esecutivo guidato da Draghi e addita il leader dei 5S descrivendolo come un “fomentatore d’odio”, dall’altro ha dimostrato con chiarezza che il Governo Meloni non è intenzionato a battersi per riportare la pace nel cuore dell’Europa.

La difesa di Lega e FI di Crosetto e la demonizzazione di Conte

Nella sua intervista contro Conte rilasciata al Corriere, il ministro della Difesa ha anche negato con più vigore le evidenti spaccature che percorrono in modo sempre più profondo la coalizione di Centrodestra. Se Fratelli d’Italia va avanti a gonfie vele sull’invio di armi all’Ucraina, pare che Lega e Forza Italia stiano tirando il freno a mano. A questo proposito, Crosetto ha smentito l’arrivo di un sesto decreto legato alla spedizione di attrezzature militari a Kiev e di aver provveduto soltanto a varare i cinque stilati dal precedente esecutivo, con il voto di 5S.

Ribadendo che “la linea politica indicata nella mozione di maggioranza approvata mercoledì è chiarissima”, il ministro ha confermato che “con FI e Lega non ci sono problemi”.

Infine, commentando l’apertura di Azione-Italia Viva al Governo e la reticenza di FI e Lega verso Carlo Calenda e Matteo Renzi, Crosetto ha osservato: “Penso sia giusto che il presidente e i governi dialoghino con tutto il Parlamento, con Calenda, col Pd e coni 5Stelle. Io stesso ho intenzione di dialogare con tutti i parlamentari, di maggioranza e di opposizione, quando questa è interessata ad affrontare i problemi e non a fare demagogia”.