Curarsi non può essere un lusso

di Angelo Perfetti

Lo Stato investe sempre meno nella sanità e i buchi di bilancio delle Regioni non consentono di mantenere alto il livello dei servizi. Ma tutto ciò, purtroppo, non è direttamente proporzionale alle condizioni di salute dei cittadini, che loro malgrado continuano ad ammalarsi. Il risultato, per il portafoglio delle famiglie, è devastante: meno servizi, meno aiuti, e spesa per medicinali in costante crescita. A fotografare impietosamente lo stato delle risorse del Servizio sanitario nazionale è il Rapporto Osservasalute 2013, e a poco vale la magra consolazione che il trend sia in linea con gran parte dei Paesi Ocse, dove la crescita della spesa sanitaria pubblica rispetto al Pil si è rallentata a partire dal 2009 e il tasso medio annuo composto si posiziona sotto l’1,0% nel periodo 2005-2011. Il Italia, tra tasse, accise, diminuzione di contributi, Iva, Tasi, Tari, Irpef e altre forme di prelievo diretto o indiretto le famiglie sono mensilmente sottoposte a un bagno di sangue. E la voce salute inizia a far male.

Cari farmaci
Inversamente proporzionale riduzione della spesa pubblica arriva dall’aumento di spesa a carico delle famiglie per sostenere il pagamento della quota di compartecipazione e dei ticket per il consumo di farmaci: la spesa sostenuta da ciascun cittadino per l’acquisto di farmaci, infatti, è più che raddoppiata in meno di dieci anni, passando da 11,3% del 2003 a 23,7% nel 2012, ovvero dal 5,2% del totale della spesa per farmaci al 12,2% di essa. A partire dal 2010 – infatti – si registra, anno dopo anno, una contrazione della spesa sanitaria pubblica rispetto al Pil che ha interessato sette regioni nel 2010; si è estesa a tutte, eccetto la Provincia autonoma diTrento, nel 2011 e ne ha coinvolte otto nel 2012.

Meno personale
Sul versante dell’offerta, sottolineano gli autori dell’indagine,il dato che colpisce è quello relativo alla dotazione di personale nelle strutture pubbliche che, dal 2010, sta subendo evidenti contrazioni, come testimonia il tasso di turnover sceso oltre il 78%. In miglioramento risultano i bilanci delle Asl, con una riduzione sensibile degli aggregati provinciali con deficit molto elevati (superiori al 5% dei proventi): sono solo dodici aggregati nel biennio 2011-2012, contro i 52 del triennio 2002-2004. L’esame contabile, effettuati dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, dice che il finanziamento pro capite dal fondo sanitario regionale è più basso per le Aziende con bilancio in deficit (nel biennio 2011-2012 si attesta, in media, tra 1.647 euro e 1.752 euro pro capite per le aziende in avanzo di bilancio, mentre per quelle in deficit tra i 1.551 e i 1.672), così come la loro capacita’ di reperire finanziamenti aggiuntivi (tra 48 e 51 euro pro capite per le aziende con bilanci in attivo e tra 39 e 43 per quelle in deficit).

Medici in fuga
Ma c’è anche un’altra “bomba” che, avverte Ricciardi, sta per deflagrare: presto, l’Italia potrebbe non avere più medici italiani. In soli 4 anni, dal 2009 al 2013, afferma Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla Salute, “sono oltre 5mila i nostri camici bianchi ‘emigrati’ all’estero per usufruire di migliori opportunità e condizioni lavorative, e nel prossimo futuro il rischio concreto è che si possa determinare un fenomeno di emigrazione di massa dei medici, con gravi conseguenza per il sistema di assistenza”. La ragione è evidente: “Sono circa 8mila – rileva Ricciardi – i giovani che si laureano in Medicina ogni anno, a fronte di soli 3mila contratti di specializzazione disponibili. Ciò vuol dire che ci sono circa 5mila neo-medici l’anno che non sanno cosa sarà del loro futuro, ma altri Paesi sono già pronti ad accoglierli con contratti allettanti”.

Stili di vita
Dal Rapporto arriva però una sonora bocciatura degli stili di vita: gli italiani sono sempre più grassi, aumenta la percentuale di obesi e il fenomeno non risparmia bambini e ragazzi. E’ infatti in sovrappeso il 44,2% degli uomini rispetto al 27,6% delle donne, ed e’ obeso l’11,3% degli uomini e il 9,5% delle donne. Sono troppi pure i bambini e gli adolescenti “taglia extra large”, soprattutto maschi: i dati (media 2011-2012) mostrano che i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso sono una quota considerevole pari al 26,9% (ovvero più di un giovane su 4 dai 6 ai 17 anni).