Da belve a vittime di Stato. La strategia dei killer di Rega. Accuse dai legali dei due americani arrestati. Ultimo affronto al carabiniere ucciso a Roma

Sembra destinato a cadere nel vuoto l’appello lanciato dal comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, a non infliggere la dodicesima coltellata a Mario Cerciello Rega magari anche solo cavalcando polemiche velenose. Il vicebrigadiere ucciso venerdì scorso a Roma nel tentativo di impedire un’estorsione, un’operazione su cui gli inquirenti stanno ancora cercando di fare luce, appare purtroppo destinato a doverne subire molte altre di coltellate. Complice l’inopportuno comportamento di alcuni militari dopo l’arresto dei due americani indagati per l’omicidio e la diffusione della foto di uno di loro tenuto bendato e ammanettato in caserma, alzare un polverone per cercare di far quasi apparire i responsabili del crimine più vittime che carnefici è ormai semplice. E le difese non si sono lasciate sfuggire la ghiotta occasione, con l’avvocato del presunto assassino che cerca di ridimensionare l’accaduto e far cadere ombre sinistre sulla Giustizia italiana.

LA CONTROFFENSIVA. La strategia difensiva è evidente guardando ad esempio all’intervista rilasciata da Craig Peters, legale della famiglia di Finnegan Lee Elder, all’inviato dell’Abc Dan Noyes. “Non so cosa è successo. Sono convinto – ha dichiarato l’avvocato – che a questo punto ci siano delle buone probabilità che nemmeno la polizia lo sappia”. Per quanto riguarda il coltello che avrebbe utilizzato il ragazzo per uccidere Mario Cerciello Rega, essendo lo stesso che compare in una foto scattata al giovane negli Usa, il legale getta poi acqua sul fuoco: “Il ragazzo aveva un coltello. Certamente, almeno a San Francisco, in America non è una cosa sorprendente. Le persone lo usano per protezione”. Primi effetti del danno causato dal trattamento riservato in caserma al coindagato Christian Gabriel Natale Hjorth, della foto-shock che invece Matteo Salvini si è anche affrettato a giustificare. I legali di Hjorth hanno inoltre presentato ricorso al Riesame, chiedendo che il ragazzo venga fatto uscire dal carcere e messo ai domiciliari a casa di parenti a Fiumicino.

LE INDAGINI. Gli inquirenti proseguono intanto negli accertamenti per fare piena luce su quanto è accaduto venerdì scorso, il giorno dell’omicidio. Ieri mattina si è tenuto così un altro vertice a piazzale Clodio tra il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, il pm Maria Sabina Calabretta, il comandante provinciale dei Carabinieri, Francesco Gargaro, e il comandante del Nucleo investigativo, Lorenzo D’Aloia. Gli investigatori hanno acquisito ora anche il registro delle presenze della stazione dell’Arma di piazza Farnese, dove prestavano servizio Cerciello Rega e il collega che era con lui, Andrea Varriale, che nei prossimi giorni potrebbe essere nuovamente ascoltato in Procura. Tutti elementi necessari a ricostruire nel dettaglio i movimenti dei due militari prima della tragedia. Sul fronte medico-legale, infine, dopo l’autopsia ai magistrati è stata consegnata solo una relazione preliminare e i Ris svolgeranno la prossima settimana degli accertamenti irripetibili.