Da Berlino e Parigi primo passo. Ma 500 miliardi non bastano. Parla la capodelegazione M5S al Parlamento Ue, Beghin: “Meno prestiti e più trasferimenti a fondo perduto”

Da Francia e Germania una proposta sul Recovery Fund che è solo un primo passo. “L’Europa non si ferma a Parigi e Berlino”, avverte la capodelegazione M5S al Parlamento europeo, Tiziana Beghin. “Serve gioco di squadra, così come ha fatto il nostro Presidente del Consiglio che non ha fatto bilaterali ma ha coinvolto ben nove Paesi membri in una strategia che finora è stata vincente”. Ma non è solo questione di metodo. Perché nel merito “ci aspettiamo dalla Commissione europea una proposta che si avvicini di più a quella approvata dal Parlamento europeo”, taglia corto la Beghin. Tradotto più soldi rispetto ai 500 miliardi indicati nella proposta da Merkel e Macron con prevalenza dei trasferimenti sui prestiti. Un punto sul quale Austria, Olanda, Danimarca e Svezia, che già si sono dette contrarie, farebbero bene a mettersi “l’anima in pace”.

L’intesa franco-tedesca sul Recovery Fund da 500 miliardi a fondo perduto è stata accolta dal governo italiano come un primo passo nella direzione giusta. Il passo successivo, ora, quale dovrebbe essere?
“Il passo successivo sarà la proposta della Commissione europea che arriverà mercoledì 27 maggio. Per noi non deve essere una fotocopia di quella franco-tedesca che presenta dei passi avanti, ma che va sicuramente perfezionata. Noi ravvisiamo due criticità: di metodo e di merito. Sul metodo deve essere chiaro a tutti che l’Europa non si ferma a Parigi e Berlino. Serve gioco di squadra, così come ha fatto il nostro Presidente del Consiglio che non ha fatto bilaterali ma ha coinvolto ben nove Paesi membri in una strategia che finora è stata vincente. Per quanto riguarda il merito, ci aspettiamo dalla Commissione europea una proposta che si avvicini di più a quella approvata dal Parlamento europeo: servono più soldi e i trasferimenti devono prevalere sui prestiti”.

La proposta Merkel-Macron archivia definitivamente l’alternativa del ricorso al Mes, che parte della maggioranza di governo, ad eccezione dei 5 Stelle, vorrebbe attivare?
“Noi abbiamo detto fin dall’inizio di puntare sul Recovery Fund. La crisi è talmente profonda e colpisce una platea così ampia di cittadini che è impossibile rispondere con la pistola scarica del Mes. La proposta Merkel-Macron ha sicuramente una ricaduta importante nei futuri negoziati europei, ma sia chiaro: sul debito comune europeo e l’emissione di bond europei indietro non si torna. Austria, Olanda, Danimarca e Svezia si mettano l’anima in pace”.

Anche la Lagarde sembra aver cambiato corso dopo i primi tentennamenti. La sua richiesta di modificare il Trattato di Stabilità e crescita è una vostra vecchia battaglia.
“Le parole di Christine Lagarde per noi sono musica. Sono anni che il Movimento 5 Stelle, in tutte le sedi istituzionali e nelle piazze italiane, chiede di superare questi anacronistici vincoli di bilancio. Finalmente anche i vertici dell’Eurotower si rendono conto che i dogmi dell’austerity hanno portato a una spirale negativa di redditi bassi e consumi stagnanti. Le regole fiscali ed economiche europee dovrebbero invece rilanciare investimenti in istruzione, ricerca, sanità, sicurezza, infrastrutture così da far ripartire l’economia”.

I sovranisti accusano il governo italiano di aver avuto un ruolo da comprimario rispetto all’attivismo franco-tedesco. Un addebito fondato?
“Lega a Fratelli d’Italia non hanno presentato uno straccio di proposta in Europa e hanno davvero poco da accusare visto che duettano con i sovranisti più ostili al nostro Paese. Ricordo che si sono astenuti sul Recovery fund che prevede trasferimenti a fondo perduto per il nostro Paese. Quindi o non hanno capito che cosa votavano oppure sono anti-italiani”.

Ieri (lunedì, ndr) il ministro Di Maio ha ribadito ai colleghi Ue la sua contrarietà ad accordi bilaterali per l’apertura delle frontiere al turismo. Accordi che potrebbero danneggiare l’Italia a vantaggio di altri Paesi. Conte e Franceschini hanno parlato senza mezzi termini di concorrenza sleale: condivide e come può difendersi il nostro Paese?
“Facendo rispettare le regole. Ogni forma di accordo bilaterale va contro lo spirito di solidarietà e collaborazione leale presente nei Trattati, l’Unione europea non può permetterli e le rassicurazioni che sono arrivate ieri vanno nella giusta direzione”.