Dai balneari al Mes, l’Italia prende tempo con l’Ue

Dai balneari al Mes, passando per il Pnrr, l'Italia prende tempo con l'Ue: ecco come diventare subito inaffidabili.

Dai balneari al Mes, l’Italia prende tempo con l’Ue

Nulla di nuovo a Palazzo Chigi. Balneari, Mes, Pnrr: sono stati questi i temi, ovvero i fronti aperti con l’Europa, che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha messo sul tavolo con i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il ministro per gli Affari Ue e il Pnrr Raffaele Fitto nel vertice convocato a Palazzo Chigi. Sui balneari la linea del governo è quella di difenderne la lobby.

La questione balneari

Obiettivo delle associazioni del settore e del governo che le difende è confutare la teoria della scarsità di risorsa del bene demaniale e dunque appoggiare in sede europea la tesi che le gare si debbano fare solo per le spiagge libere, salvaguardando gli attuali concessionari. E a tale conclusione, guarda caso, è arrivato il tavolo tecnico del governo. Il 67% delle coste italiane è libero, solo un terzo è dato in concessione. Questa conclusione conferma, secondo il governo, che la risorsa naturale disponibile non è scarsa, e quindi non si applica a questo settore la direttiva Bolkestein che impone nuove gare. “Piena soddisfazione”, viene espressa da Salvini. “Avanti compatti a difesa del lavoro, delle spiagge e del mare italiano”, ha dichiarato.

Un rinvio dopo l’altro sul Mes

Sul Mes il governo continua a legare la sua ratifica, nella logica del pacchetto, al Patto di stabilità e al completamento dell’unione bancaria. Ma tra giorni, però, il Parlamento sarà chiamato a dire la sua. Dopo l’approvazione della sospensiva lo scorso luglio, la maggioranza non può votarne una seconda, tuttavia potrebbe votare un rinvio in Commissione per guadagnare tempo. E poi c’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’Ue e l’Italia hanno poco più di un mese per sbloccare la revisione del Pnrr, una delle più corpose tra quelle presentate dagli Stati membri. Fitto e la task force della Commissione oggi potrebbero proprio tornare a fare il punto.

Sono passati quattro mesi e il placet di Palazzo Berlaymont non è ancora arrivato. Lo stallo, come già era accaduto per la terza rata, molto probabilmente nasconde delle criticità. Al momento sono due i dossier legati al Pnrr su cui l’Ue e il governo stanno lavorando. Il primo è la valutazione di Bruxelles della richiesta della quarta rata da parte di Roma. Il secondo è la revisione complessiva del Piano. Sul primo punto filtra un cauto ottimismo. Più complesso è l’esame della revisione.