Dai salari alle assunzioni. La scuola è un libro dei sogni

La destra punta sulla parità tra scuole paritarie e statali. Il Pd rinuncia all'obbligatorietà dai 3 ai 18 anni.

Con il ritorno in classe degli studenti italiani puntuale arriva il grido di allarme dei sindacati sulla carenza di organico. All’appello secondo le stime mancano 200mila unità, tra professori e personale scolastico. E così la scuola si ritrova a fare i conti con i soliti problemi tra un patrimonio edilizio fatiscente, la cronica mancanza di insegnanti e l’esigenza – non soddisfatta – di rinnovare un’offerta didattica che finalmente possa riavvicinare la scuola alle periferie.

Con il ritorno a scuola puntuale arriva il grido di allarme dei sindacati sulla carenza di organico

A questi problemi promettono di trovare una soluzione, in un modo o nell’altro, tutti i partiti. Che in vista delle elezioni nei loro programmi elettorali, come denuncia Tuttoscuola – la più accreditata testata specializzata nel settore scolastico – hanno dato vita a “un libro dei sogni” in cui fioccano promesse di fatto irrealizzabili principalmente perché al momento non sostenibili finanziariamente.

In comune tra tutte le forze in campo, da destra a sinistra passando per il centro, ci sono almeno due sogni: quello di innalzare gli stipendi dei docenti e quello di condurre una lotta senza quartiere al precariato. Scendendo nello specifico il centrodestra punta alla valorizzazione e alla promozione delle scuole tecniche professionali volte all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

A realizzare la piena parità tra scuola statale e paritaria garantendo alle famiglie libertà di scelta attraverso l’introduzione di voucher. Il partito di Giorgia Meloni spinge poi sull’ampliamento dell’offerta di Stem, inglese e sport e propone l’istituzione di un liceo del Made in Italy. la Lega da parte sua ribadisce il suo mai più alla didattica a distanza. Forza Italia, invece, vuole portare in cattedra una nuova generazione di docenti (più tutor e coach), con nuovi riconoscimenti giuridici ed economici, e introdurre il coding e la didattica digitale, con copertura con la banda larga.

Il Pd vuole rendere obbligatoria la scuola d’infanzia e allungare l’obbligo fino alla maturità

Nel programma del Pd, della proposta di Enrico Letta accolta da una selva di fischi al meeting di Rimini, ovvero rendere obbligatoria la scuola d’infanzia e allungare l’obbligo fino alla maturità, rimane solo l’obbligatorietà e la gratuità della scuola d’infanzia (3-6 anni) e la progressiva gratuità dei nidi (0-3 anni) per le famiglie con Isee basso. A cui si aggiungono la proposta sulla gratuità delle mense per tutti i bambini e dei libri di testo e dei mezzi di trasporto, sempre in base al reddito. E ancora: estensione del tempo pieno, con particolare attenzione al Sud. Contro le classi pollaio si schierano i Verdi-Sinistra italiana che puntano tutto sulla gratuità dell’istruzione, dal nido all’università, e sull’educazione sessuale e affettiva.

Il M5S porta avanti la proposta sullo ius scholae per riconoscere la cittadinanza al minore straniero

Sull’educazione sessuale e affettiva scommettono pure i Cinque Stelle. Il Movimento di Giuseppe Conte spinge per introdurre più psicologi e pedagogisti per fornire un sostegno ai ragazzi e a tutta la comunità scolastica, sull’introduzione di una scuola dei mestieri per valorizzare e recuperare la tradizione dell’artigianato italiano e sull’investimento nelle competenze tecniche avanzate e imprenditoriali, oltre che sul potenziamento dell’insegnamento delle materie Stem sin dai primi gradi scolastici. E poi, in linea con i partiti di sinistra, il M5S porta avanti la proposta sullo ius scholae per riconoscere la cittadinanza al minore straniero, che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso, qualora abbia completato regolarmente uno o più cicli di studi.

Il quarto Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda propone l’elevamento dell’obbligo scolastico dai 16 ai 18 anni, riducendo la durata degli studi da 13 a 12 anni, il tempo pieno in tutte le scuole primarie, carriera per i docenti attraverso la creazione di figure professionali differenziate, riduzione del numero massimo di alunni per classe, interventi nelle aree di crisi con incentivo economico per i docenti appositamente formati che vi rimangano per almeno un ciclo di istruzione e riforma degli istituti professionali sul modello degli Its con docenti che vengono dalle imprese, per un collegamento col mondo del lavoro.

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