Dai vitalizi a Moscopoli, gli aiutini di Lady Elizabeth. Durante una seduta in piena crisi del Governo Conte 1 la Casellati arrivò a chiamare presidente l’ex ministro Salvini

Una carrellata impressionante di polemiche, figuracce, flop. Ormai ci siamo abituati agli scivoloni della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. In effetti il voto con il centrodestra sul caso Gregoretti-Salvini è solo l’ultimo atto di una presidenza vissuta sul filo della polemica. Impossibile non ricordare ad esempio il primo attacco alla presidente, datato giugno 2018. Il Movimento 5 stelle accusò Casellati di frenare sulla delibera per il taglio dei vitalizi. Mentre il presidente della Camera, Roberto Fico, aveva accelerato, a Palazzo Madama stava prevalendo la linea della prudenza. “Dobbiamo trovare una soluzione condivisa, perché i vitalizi riguardando la Camera e anche il Senato”, si difese in quell’occasione. Alla fine, comunque, arrivò l’ok alla delibera.

A luglio 2019, nel pieno della bufera sollevata dall’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega, Casellati respinse la proposta di un dibattito in Aula sul tema, provocando la proteste dell’allora opposizione dem. “Il Senato non può essere il luogo del dibattito che riguarda pettegolezzi giornalistici. Qui non si discute liberamente di questioni che non hanno alcun fondamento probatorio. Dobbiamo parlare di fatti che abbiano una giustificazione”, rispose in quella circostanza al Pd. Non solo. Come ricordava ieri anche Lettera43, Casellati è finita sotto attacco durante la lunga estate della crisi di governo. Prima di tutto per la convocazione dell’Aula per il 13 agosto, un giorno dopo la riunione dei capigruppo.

Una tempistica celere che per il Pd era quantomeno sospetta e sicuramente gradita alla Lega (e all’intero centrodestra). La tensione è esplosa in Aula quando il capogruppo dei dem, Andrea Marcucci, polemizzò sull’eccessivo sforamento concesso all’intervento di Salvini. “Lei sfora sempre”, replicò, piccata, Casellati. E infine le polemiche sullo stralcio deciso d’imperio alla norma sulla cannabis, che avrebbe regolamentato il settore. Ma non è ancora finita. Non si può, infatti, non citare un altro simpatico scivolone. Durante l’infuocata seduta sulla data del voto di sfiducia al governo Conte, Casellati si era rivolta a Matteo Salvini definendolo “presidente”, suscitando così lo stupore del Pd. E in un’ occasione aveva chiamato “Salvini” Pierferdinando Casini. Vedremo a questo punto cosa succederà in futuro.