Rimarrà “informale” almeno fino al prossimo 15 ottobre. Ma la trattativa che il governo italiano sta conducendo con la Commissione europea di Jean Claude Juncker, in vista della predisposizione della manovra, va avanti senza sosta. L’obiettivo è semplice: ottenere un ulteriore “sconto” rispetto ai nostri conti pubblici. Nella sostanza rendere più “leggera” la prossima manovra economica e aumentare i margini di azione della Legge di Stabilità 2016 e utilizzare tutta la “flessibilità” possibile mantenendo gli impegni fissati dal Fiscal compact. Arrivare, insomma, a quota 27 miliardi come annunciato dal presidente del consiglio senza sacrifici eccessivi o straordinari. Già lo scorso anno Palazzo Chigi e il Tesoro strapparono a Bruxelles un “bonus” dello 0,4% rispetto al Pil. Una detrazione accordata su base triennale. E che quindi è valida anche per il 2016.
I PASSAGGI
Nel negoziato riservatissimo in cui è impegnato soprattutto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, però, sul tavolo c’è almeno un altro 0,4% da scontare. Che in termini concreti significa quasi 7 miliardi di euro da mettere nel paniere della prossima Finanziaria. Da impiegare per l’abolizione della tassa sulla prima casa, ma non solo. Considerando che sulla scrivania del presidente del consiglio a Palazzo Chigi sono ancora in bella vista almeno due dossier cui Matteo Renzi non vorrebbe rinunciare già in questa tornata di bilancio: un intervento sulle pensioni per rendere praticabile la cosiddetta flessibilità in uscita e un primo ritocco dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società. La prossima Legge di Stabilità che l’esecutivo varerà nei primi giorni di ottobre, quindi, è già stata approntata nelle sue linee guida. Le fondamenta su cui è costruita, poggiano appunto sullo “sconto” da chiedere e concordare con Bruxelles. L’ultimo Def (Documento di Economia e Finanza) approvato la scorsa primavera, fissava il rapporto deficit/pil nel 2016 all’1,8%. Il governo vuole dunque spostare l’asticella almeno al 2,2%. Il premier vorrebbe addirittura salire al 2,6. Ben al di sotto del 3% previsto dai parametri dell’Unione, ma comunque al di sopra degli obiettivi di spesa convenuti solo pochi mesi fa.
PARTITA A SCACCHI
Per convincere la Commissione ad accettare questo allargamento delle maglie nei conti pubblici, il governo italiano muove la trattativa su due binari distinti. Un primo scomputo dello 0,1%, infatti, verrà chiesto in virtù delle riforme strutturali in corso di approvazione e applicazione. Un altro 0,1% fa riferimento agli investimenti che il nostro Paese dovrebbe fare il prossimo anno. Queste due “giustificazioni” sono formalmente previste come clausole nei Trattati. Le conversazioni informali con i membri della Commissione hanno già prodotto un risultato da questo punto di vista: il governo, insomma, ritiene di poter avere già il via libera per l’attivazione di queste due postille. Poi c’è un altro 0,2% che viene definito “politico” ai piani alti dell’esecutivo. Appartiene cioè alla discussione diretta con i vertici dell’Ue.