“Dal payback sanitario ai medici a gettone, in Lombardia due misure disastrose”: parla Di Marco (M5S)

Parla il capogruppo M5s in Regione Lombardia, Nicola Di Marco: "Dal payback sanitario ai medici a gettone, due misure disastrose".

“Dal payback sanitario ai medici a gettone, in Lombardia due misure disastrose”: parla Di Marco (M5S)

Nicola Di Marco, capogruppo Mss in Regione Lombardia, ieri, in seguito a una sua richiesta, la Commissione sanità ha affrontato il tema del “Payback sanitario”, di cosa si tratta?
“Il Payback sanitario è una norma dello Stato, per effetto della quale viene stabilito che una parte dello sforamento, rispetto al tetto per l’acquisto dei dispositivi medici su base regionale, sia risarcito dalle imprese fornitrici. Un’anomalia. Perché sarebbe come se in ambito infrastrutturale venisse chiesto alle imprese di coprire ad esempio gli extra costi imputabili all’aumento delle materie prime, dell’energia o dell’inflazione. Una norma che nasce da un errore di fondo, quello cioè di paragonare il lavoro delle piccole medie imprese operative nell’ambito della fornitura di dispositivi medici, a quello delle grandi imprese farmaceutiche, ignorando che si tratta di mercati che rispondono a logiche e regole molto differenti. Per questo ho ritenuto importante che la commissione ascoltasse direttamente dai rappresentanti delle Pmi Sanità, le gravi ripercussioni di questa legge in Lombardia”.

Quali le criticità emerse?
“Le criticità del Payback sanitario riguardano oltre 700 imprese con i relativi dipendenti, nella sola Milano. Imprese che rischiano di chiudere, qualora la normativa, sulla quale diversi ricorsi al Tar hanno già individuato quattro profili di incostituzionalità, non venisse rivista. Uno scenario che finirebbe per favorire le multinazionali del settore, ma che soprattutto, potrebbe mettere a rischio le stesse forniture sanitarie nei luoghi di cura. Il payback è iniquo, inutile e dannoso. Iniquo perché impone alle imprese di pagare un debito che non è loro. Inutile perché non risolve il problema dell’aumento della spesa sanitaria, anzi lo aggrava, esponendo le imprese a un rischio di fallimento. Dannoso perché può portare alla scomparsa delle micro, piccole e medie imprese”.

Una problematica della quale il M5S aveva già messo al corrente l’Assessore al Welfare Guido Bertolaso?
“Certamente, perché il 20% delle imprese che subirebbero ripercussioni gravi, qualora la normativa non venisse rivista, ha sede in Lombardia. Abbiamo presentato una interrogazione all’Assessore, ma la sua risposta non esprimeva la volontà di esporsi in modo forte sul tema. Per questo motivo nel prossimo Consiglio Regionale presenteremo una mozione che sarà frutto del lavoro di confronto con i rappresentanti delle imprese e con le altre forze politiche in commissione sanità”.

Cosa chiederete alla Regione?
“Di ripensare gli atti con cui sono stati comunicati i “crediti” nei confronti delle varie società e di chiedere al Governo di valutare altri strumenti per il contenimento della spesa sanitaria, al fine di superare definitivamente il payback. Diverse Regioni italiane si sono già mosse, riteniamo che anche Regione Lombardia debba fare la propria parte, essendo le sue imprese le più interessate dalle possibili conseguenze. Serve la volontà politica di presentare un atto il più possibile condiviso, sia dalle forze di opposizione che da quelle di maggioranza”.

Il vostro 2024 riprende all’insegna delle battaglie per la sanità. Cosa ne pensa di quanto annunciato ieri dall’Assessore Bertolaso in merito allo stop dei medici a gettone?
“Siamo stati i primi a incalzare l’Assessore in Consiglio regionale sui pericoli dell’estensione del fenomeno. Affinché si possa parlare di vero stop al fenomeno occorre assumere i medici all’interno delle strutture, ma, a quanto pare, né Bertolaso né la destra hanno ancora capito che le assunzioni non si fanno con gli annunci e le conferenze stampa, ma attraverso lo stanziamento di risorse. Quanto presentato, più che lo stop alla pratica dei medici a gettone, somiglia più all’istituzionalizzazione del “gettonismo”, attraverso liste dalle quali le strutture possono attingere professionisti. Un elenco certamente più ordinato rispetto a prima, ma che poco ha a che vedere con la stabilizzazione dei medici”.