Dal piccolo pusher alle mafie. Roma è capitale della droga. Nelle periferie prospera il modello Scampia. Ma pure in centro gira a fiumi ogni tipo di sostanze

Luca Sacchi, Desirée Mariottini e Mario Cerciello Rega. Tre nomi per altrettante storie che, seppur diverse tra loro, presentano un elemento in comune: lo spaccio di droga. Un filo rosso che unisce queste tragedie, come anche altri fatti simili, che porta alla ribalta il tema della sicurezza nella Capitale e, soprattutto, quello dello stato dell’arte in fatto di lotta al narcotraffico. Inutile girarci intorno perché, come fanno sapere fonti qualificate della Questura, “lo spaccio è – e resta – una delle attività principali” del crimine organizzato e non. Già perché contrariamente a quanto si pensi, a Roma convivono fianco a fianco le grandi Spa del malaffare, nazionali ed estere, con i pusher e le piccole bande “fai da te”.

Insomma la Capitale, a differenza delle realtà del Sud Italia, non si fa mancare nulla e si caratterizza come “un unicum nel panorama criminale”. Una città in cui le organizzazioni tradizionali hanno in gestione le piazze di spaccio maggiori e riforniscono di stupefacenti “piccoli gruppi autoctoni”, con quest’ultimi che si occupano “delle zone più piccole”. I quartieri più delicati della città eterna, com’era facile immaginare, sono quelli delle periferie dove a preoccupare è soprattutto il fatto che “si sta affermando il modello Scampia”. Si tratta dei cosiddetti fortini dello spaccio, strutture protette da inferriate e sentinelle, che nella Capitale sono situati nelle zone residenziali a “Tor Bella Monaca, Tufello e San Basilio”, con quest’ultimo che, ironia della sorte, è proprio il luogo da dove provengono i due killer di Sacchi.

Sotto il profilo della criminalità, la situazione più complessa è quella che è stata scoperta a Tor Bella Monaca dove si è radicato il clan dei Cordaro, recentemente finiti sotto la scure dei giudici, che per gestire il territorio non lesinava violenza e omicidi. Ma i problemi non sono concentrati esclusivamente in queste tre zone periferiche perché la cessione di stupefacenti al dettaglio risulta ben radicata tanto nei centralissimi e storici quartieri di Trastervere e Testaccio, quanto a Tor Sapienza e Ponte di Nona. Le poche note positive degli ultimi anni, come riferito dalla fonte, si registrano al “Pigneto e a San Lorenzo” dove, complice la tragica storia di Desirée, il fenomeno sta subendo “una regressione importante”. Ma guardando all’intera città, non si può di certo esultare perché i dati sul traffico e lo spaccio di stupefacenti “negli ultimi anni sono rimasti stabili”.

Non solo. Gli investigatori hanno rilevato anche che mafie dell’Est stanno conquistando fette di mercato, a discapito delle organizzazioni nostrane, con gli albanesi che sono ormai i leader nello smercio della cocaina. Sostanzialmente invariate anche le sostanze che vengono immesse nel mercato romano dove dominano cocaina e hashish, seguite dalla marijuana e dalle droghe sintetiche. Non mancano nemmeno le droghe esotiche tra cui si è imposta per diffusione la shaboo. Ridotta ai minimi termini, invece, “la compravendita dell’eroina”.