Dalle maestre di Modica ai carabinieri di Massa Carrara, se chi dovrebbe educare è un criminale. Ma la verità è che ci va bene così

Dalle maestre di Modica ai carabinieri di Massa Carrara, se chi dovrebbe educare è un criminale. Ma la verità è che ci va bene così

Fëdor Dostoevskij diceva: “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”. Ecco, interroghiamoci allora su quale sia il grado di civilizzazione della nostra bella Italia se, notizie di ieri, veniamo  a sapere che a Massa Carrara quattro carabinieri sono indagati per falso e lesioni a causa di violenze che, scrive testuale la Procura, erano “metodiche e sistematiche”. Chiediamoci, ancora, quale sia il grado di civilizzazione se non solo in caserma ma anche nel luogo deputato alla formazione per eccellenza, la scuola, sono frequenti episodi di violenza a danno dei bambini. Esattamente come capitato a Modica, in Provincia di Ragusa, dove gli schiaffi erano il metodo “prescelto” di due maestre per insegnare alla vita e alla cultura. Ecco, ora ne risponderanno dinanzi a un magistrato.

Controllo e degenerazione – Eppure Michel Foucault, uno dei più noti filosofi strutturalisti del Novecento, l’aveva detto in tempi non sospetti: una società fondata esclusivamente sul controllo e la sicurezza come educazione possono avere risvolti illiberali. Non solo in carcere e nei luoghi preposti al controllo e alla sicurezza, ma anche – e questo è il segno della degenerazione – al di fuori. Nei luoghi vivi e puri, come possono essere le scuole. Ciononostante leggiamo, quasi come fosse naturale, le intercettazioni delle maestre di Modica: “Ti do all’orco, così ti mangia e ti toglie dai piedi”; “Brutto stupido schifoso, ti arrivano tanti di quegli schiaffoni”; “Devi fare la cacca? A casa tua la fai la cacca”. Violenza verbale e fisica che ci scivola addosso, diventando abitudine negletta. Col rischio che diventi nostra, che ne veniamo influenzati. Col rischio, concreto, che un giorno arriveremo a giustificare la maestra e la sua violenza. Esagerazione? Niente affatto: l’omertà dinanzi a simili notizie è sinonimo di un’accettazione taciturna che, spesso, solo per mero moralismo non confessiamo. Stesso dicasi per quanto accade troppo spesso nelle caserme e nelle carceri. Sono passati i Cucchi, gli Aldrovandi, i G8 di Genova con la Diaz e Bolzaneto. E a parte qualche denuncia spuria, la società civile, nella stragrande maggioranza, tende a tacere. Con la supponenza di chi si ritiene migliore o, peggio, di chi ritiene di avere più diritto ad essere tutelato di un immigrato, di un “drogato”, di un criminale. Guardiamo in faccia la realtà: è questo, nel profondo, ciò che riteniamo “giusto” e che vergognosamente non riusciamo ad ammettere nemmeno a noi stessi.

Cortocircuito – Basterebbe riflettere, a volte, su questo cortocircuito nella nostra società, troppo spesso illiberale, violenta e ingiustamente anti-democratica. Chi sono a patire violenze e soprusi? Gli ultimi. A Massa i carabinieri pestavano, guarda caso, un cittadino extracomunitario e spacciatore. A Modica, invece, a patire le violenze erano bambini. Altri indifesi. Ecco il degrado sociale che viviamo. Il lustro di una società evoluta deve conquistarsi sul campo, non solo a parole. Siamo immersi nell’inciviltà. E il dato più inquietante è che, dopotutto, ci va bene così.

Tw: @CarmineGazzanni