Dall’Etiopia alla Siria, sempre più Paesi in guerra

Sono sempre di più i Paesi in guerra: si parla solo di Israele e Ucraina, ma i conflitti nel mondo sono 59.

Dall’Etiopia alla Siria, sempre più Paesi in guerra

Quando Papa Francesco ha parlato di una “Terza guerra mondiale a pezzi”, tanti hanno pensato a un’esagerazione per mettere in guardia tutti dai rischi che l’umanità sta correndo. Del resto telegiornali e giornali non fanno che parlare di due conflitti regionali, quello mediorientale e quello in Ucraina, che per quanto gravi sembrano comunque ‘ristretti’.

Peccato che al giorno d’oggi il mondo sia pieno di eserciti che se le danno di santa ragione in quelle che comunemente vengono definite “guerre dimenticate”. Si tratta di scontri tra nazioni, rivolte e sommosse, di cui nessuno parla ma che insaguinano il pianeta e spesso, nel disinteresse di tutti, causano un numero esorbitante di morti. Stando agli ultimi dati, al momento nessun continente risulta estraneo a conflitti di vario tipo e quelli già in corso sarebbero 59. Si tratta di un dato allarmante, il più alto dal 1945, che deve far riflettere su come la situazione globale stia precipitando.

Tutti i conflitti nel mondo: un pianeta in tilt per la guerra

Se in Ucraina sta per concludersi il secondo anno di conflitto con la Russia di Vladimir Putin, con quest’ultimo che talvolta minaccia addirittura di estenderla ai Paesi baltici, e Israele sta conducendo una pesantissima operazione anti-terrorismo nella Striscia di Gaza per vendicare gli attentati del 7 ottobre scorso, l’Europa è diventata – dopo decenni di relativa pace – il nuovo centro geografico delle crisi più gravi e di altre che potrebbero venire.

È il caso delle rinnovate tensioni tra Albania e Serbia nonché di quelle tra Kosovo e Serbia che secondo diversi esperti, nel medio termine, rischiano di sfociare in altre crisi. Ben più tesa l’area geografica che va dal Mediterraneo fino al Medio Oriente dove gli scenari di guerra sono letteralmente ovunque.

In Somalia, sicuramente uno dei fronti più caldi, è in corso da tempo una guerra civile causata dall’insurrezione dei jihadisti di Al-Shabaab – gruppo fondato nel 2004 e ritenuto vicino ad Al Qaeda e all’Isis – che va avanti imperterrita malgrado i tentativi dell’esercito di sedare la rivolta, con il preciso scopo di creare uno Stato islamico-fondamentalista.

Non va meglio in Etiopia dove continua l’infinito conflitto con la confinante Eritrea, a cui dal 2020 si è aggiunta pure una guerra civile interna con la regione del Tigray che rivendica l’indipendenza e, per non farsi mancare nulla, è scoppiato pure un conflitto nell’Oromia che da solo ha causato la morte di almeno 600mila civili.

Sempre nel nord Africa è da tenere sotto osservazione anche la Tunisia dove una spaventosa crisi economica rischia di far scoppiare da un momento all’altro una guerra civile. In Medio Oriente è nota la guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza come appare ormai evidente anche un conflitto, al momento a bassa intensità, con Hezbollah in Libano che, come ammonito a più riprese dal primo ministro di Tel Aviv, Benjamin Netanyahu, di questo passo rischia di trasformarsi in una guerra aperta.

Non molto distante c’è la Siria dove è ancora in corso una sanguinosa guerra civile a cui si accompagnano anche le incursioni dell’aviazione turca di Recep Tayyip Erdoğan contro i curdi. Ma nello Stato guidato da Bashar Al Assad si registrano anche le operazioni militari della Giordania contro alcuni gruppi armati, gli attacchi alle basi Usa dalle milizie filo iraniane con le conseguenti rappresaglie americane, i raid dell’aviazione israeliana e anche le azioni dell’Isis.

Situazione analoga in Iraq dove, però, oltre allo Stato islamico, in questi ultimi giorni a creare tensioni ci ha pensato l’Iran che ha bombardato alcune strutture militaridel Paese. Teheran che non contenta ha anche pensato di colpire gli odiati vicini, con cui è in atto da tempo un contenzioso territoriale, del Pakistan che dopo 24 ore hanno risposto con un duro contrattacco.

Altro fronte caldo è quello del Mar Rosso dove gli Houthi, milizie filo iraniane dello Yemen, hanno iniziato a colpire le navi commerciali in transito in segno di ritorsione contro il conflitto a Gaza, causando la reazione muscolare dell’aviazione degli Stati Uniti e del Regno Unito che da giorni martellano il Paese mediorientale.

Yemen che tra le altre cose non è riuscito ancora a lasciarsi alle spalle una sanguinosa guerra civile, iniziata nel lontano 2014, a cui ha partecipato attivamente anche l’Arabia Saudita che supporta gli insorti contro il regime instaurato dagli Houthi. Se possibile ancor più drammatiche sono le guerre civili scoppiate in Sudan e Myanmar dove le vittime sono ormai incalcolabili.

Devastante anche la situazione dell’Africa sub-sahariana che recentemente è stata insanguinata da una decina di golpe militari, tra cui quelli in Gabon e Niger, a cui hanno fatto seguito quelli in Burkina Faso, Mali e Guinea. Insomma l’elenco è lungo e non risparmia nessun continente, come testimonia la situazione drammatica che si registra in Colombia o le tensioni tra Cina e Taiwan, con ben poche possibilità che le numerose crisi rientrino nei prossimi anni.